Ci sono giorni molto più faticosi di altri. Sono quelli che io chiamo del 99mo cancello.
C’è una storiella che racconta di Pierino in prigione che per evadere deve scavalcare 100 cancelli e giunto al 99mo dice al compagno di avventura ‘Sono troppo stanco, torno indietro!’. Fa ridere ma nemmeno tanto. Perché a pensarci bene, ognuno di noi conosce questo tipo di stanchezza. Che offusca l’obiettivo, guardato da lontano e poi vicino, e rischia non solo di fartelo bucare ma di metterti in condizioni ben peggiori se decidi di tornare indietro invece che di andare avanti. Stanchezza ma non solo. Stanchezza ma anche e soprattutto paura che tutto quello che hai affrontato per arrivare fin là non valeva la pena e che dopo quell’ultimo ostacolo tu possa trovare una situazione che ti porti a dire che alla fine era meglio restare dove eri. Quello che ho pensato stamattina appena sveglia, dopo essermi addormentata con questo pensiero e aver dormito male tutta la notte, è che per iniziare un percorso ci vuole coraggio e passione, per portarsi avanti fatica e determinazione. Ma che per terminarlo ad un metro dalla linea di arrivo, non ci vuole niente. Proprio niente ci vuole rispetto a quello che abbiamo già fatto. Basta solo evitare di inciampare. Ma ad un metro, dovesse pure succedere, ci si riesce a trascinare anche a braccia. È per questo che la storiella fa ridere.
Arrivati alla quasi fine non ci vuole nulla. È oggettivamente così. Anche se non sembra. E al di là c’è sicuramente qualcosa di meglio. Se non altro, noi stessi. Con una consapevolezza in più: 100 cancelli superati. E una storia da raccontare.
Buongiorno al sapore di 100mo cancello!
Che ne dici?