À la recherche du temps perdu. Un profumo, un sapore, un’immagine e si torna, in un secondo, indietro nel tempo. A distanza di anni ancora ricordo quella lezione di letteratura francese che mi aprì le porte al concetto di macchina del tempo. E ho scoperto da poco che, a volte, quel viaggio scatenato dai sensi può anche riportare indietro non solo ricordi dolci a cui abbandonarsi ma anche ricordi che continuano, in barba a chiusure dichiarate, a fare male. E poi ci sono sensazioni fisiche che rimandano a eventi standard. Non legati a emozioni uniche ma, per così dire, ricorrenti. Ci pensavo ieri sera dopo una cena di lavoro, una volta uscita dal ristorante per tornare a casa.
Stanchezza. Leggero stordimento da mezzo bicchiere di vino in più, che a me me ne basta già mezzo per attivare il Carnevale di Rio. Le scarpe alte che fanno male specialmente camminando sui sanpietrini. Il freddo da sbalzo di temperatura dentro/fuori del locale. E per me è stato subito Capodanno. E a completare la ricostruzione ci hanno pensato le luminarie che incartano già da qualche giorno le strade in barba al caldo tropicale.
Entro in macchina e penso all’anno che è stato e a quello che sarà. Mi fanno fatica entrambi. Immagini del primo mi tornano negli occhi come in un film mentre il secondo è ancora senza aspettative e speranze concrete. Una macchina si accosta e mi suona. È una mia collega. La saluto e le rinnovo gli auguri (!). Arrivo velocemente nei pressi di casa. Sono vicina. Il tempo di attraversare il fiume e girare intorno alla Piramide. Porto la mia auto in garage. Il solo pensiero di camminare di nuovo, di affrontare la rampa con quei tacchi mi fa venire da piangere. Mi trascino. Arrivo al portone. Apro la porta. Mio figlio, prima di andare dal padre, ha lasciato tutto (e il concetto di tutto non è estensivo) in giro che sembra ci siano passati i ladri. Non ce la faccio neanche ad arrabbiarmi col pensiero. Mi tolgo il soprabito, le scarpe e mi abbandono sul letto. Solo 5 minuti per riprendermi. Solo 5 minuti. Ripasso mentalmente tutto quello che devo fare prima di lasciarmi andare al sonno contro cui sto lottando disperatamente. Devo struccarmi, lavarmi i denti, prepararmi per la notte, sistemare il sistemabile… Lavarmi i denti…
Apro gli occhi. Devono essere passati più di 5 minuti Ho lasciato qualche luce accesa. Guardo l’orologio sono le 6. Mi guardo addosso, sono ancora vestita. Ho voglia di lavarmi i denti. Voglio un caffè. Ho mal di testa. E soprattutto non è Capodanno.
Giornata in salita. E stasera anche il teatro. Sembra proprio la settimana delle feste natalizie durante la quale si coglie, chissà perché, l’occasione per uscire di più e fare più cose. Ma è ancora solo novembre. E sono già provata come al 2 gennaio.
È novembre ed oggi è il compleanno di Ester donna, dal sorriso e dall’abbraccio accogliente, che cucina mescolando agli ingredienti il suo immenso amore per gli altri e per la vita. E che rende immensamente felice chi siede alla sua tavola e attraversa i suoi giorni. Auguri Ester!
Buongiorno e tanti cari auguri anche agli altri, che pure se non è Capodanno fanno sempre comodo.
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