La scorsa settimana, come già raccontato, ho fatto l’albero e ho allestito luci e altro eventuale per casa. Quando Marco la mattina ha trovato il risultato finito, visto che era andato a letto prima, mi ha detto che era tutto bellissimo. Era sincero, come lo è sempre la mattina appena si sveglia e non ha messo in moto ancora l’apparato celebrale, e quasi quasi, prendendo in prestito i suoi occhi e il suo entusiasmo, quell’atmosfera intima e affettuosa è piaciuta anche a me. Al punto che quando ho sentito un mio amico dirmi che non avrebbe fatto l’albero perché avrebbe solo sottolineato la sua involontaria solitudine ho deciso di mandargliene uno. Piccolo, cicciotto, con i fiocchetti rossi e le lucine bianche, come piace a me. Non per sadismo ma come tentativo di mandare anche a casa sua quella piccola gioia che Marco era riuscito a regalarmi. Quello stupore delle luci che accendono il buio che continuano, nonostante tutto, ad emozionare. E che, lo sappiamo, ci possono far stare tanto peggio quando stiamo male. Ma delle quali qualcuno può cambiare improvvisamente il verso. Come mio figlio ha cambiato il mio. Come io spero di averlo cambiato al mio amico. A volte basta poco.
Qualcuno la chiama magia del Natale. Io credo che sia piuttosto la magia della vita. La scenografia è importante ma nulla sarebbe ed è senza il cuore.
Buongiorno in ritardo da relax week end!
Che ne dici?