Il buongiorno del 3 febbraio

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Ieri sera torno a casa e trovo Marco che sta ancora studiando con un suo compagno. Mi chiedo se non si siano fiondati sul tavolo a recitare la parte appena sentito il citofono ma decido di godermi il momento e soprassiedo. Invitiamo Valerio a restare con noi a cena. Mangiamo e subito dopo loro si mettono a giocare. Sistemo la cucina e poi, come sempre quando si ferma qualche amico di mio figlio, lo riaccompagno a casa. In questo caso giusto due passi a piedi. Lui non si oppone ma quello stacco di altezza in più a suo vantaggio, per la prima volta mi creano il dubbio sull’opportunità, o meglio sulla reale utilità, di questo gesto. Torno e Marco mi annuncia che vorrebbe l’indomani uscire con i suoi amici. Che dopo tutte le verifiche di fine quadrimestre se lo merita. Gli ricordo che l’ultima settimana è stato a casa, malato per carità, ma non certo soggetto a stress e che visto che 3 volte a settimana fa lo sport che ha scelto di fare e in quei pomeriggi non riesce a fare altro, deve sfruttare gli altri giorni per studiare. Che non voglio limitare la sua libertà ma solo richiamarlo ai suoi impegni. Niente da fare, parte il fiume in piena. Lui è un segregato in casa ed io, anche secondo il parere dei suoi amici (‘scusa ma te lo devo dire!’), la madre più rompiscatole della storia. Mi viene in mente che ho appena accompagnato a casa un giocatore di basket e mi chiedo se non abbia ragione lui. Se non sia il caso di mollare un po’ gli ormeggi e fargli assaggiare il mare. Di rischiare che si perda per renderlo capace di ritrovare la strada. Ieri sera ho fatto lo sforzo di ascoltarlo senza sminuire i suoi lamenti. Senza l’arroganza di chi ne sa di più ed opera per il suo bene e ho capito che bisogna che trovi nuove soluzioni per sedare quella sofferenza/insofferenza. Che è arrivato il momento di dargli fiducia e provarlo un po’ sul campo. Lo devo fare. Per lui e anche per me. Sono le 4 e sono sveglia. No, non è insonnia. Marco si è svegliato per andare in bagno ed invece di tornare in camera sua mi si è buttato addosso e ha svegliato anche me. La scusa è sempre il freddo e che la mia stanza è più calda. Magari sarà anche così. Ma magari è che anche lui è combattuto tra restare piccolo e diventare grande. E mentre ormai riaddormentato gli accarezzo i capelli, mi rendo conto che la strada è una sola ed è quella di aiutarlo a volare. Anche e soprattutto perché se non apro ora le mie braccia rischio di non farlo più. E sarebbe un dramma per lui, per me e più di tutti per la mia futura nuora.

Buongiorno a chi è al primo volo ma anche a chi, esperto, deve infondergli coraggio e fiducia. Che non si sa, davvero, chi abbia la prova più difficile.

25 comments

  1. Io sono due anni ormai che ho lasciato Luca volare piano piano…. e devo dire che mi ha stupito….siamo noi mamme che a volte siamo troppo “rompiscatole” d’altronde ci chiedono quello che abbiamo fatto noi niente di più’ …..è una ruota…..basta seguirli il resto viene da se bci

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    1. E’ vero. Forse non avere qualcuno con cui condividere scelte quotidiane che lo riguardano è più pesante o forse lo sarebbe uguale. Non so. Sicuramente ho iniziato un percorso e voglio dargli fiducia. Poi vediamo Man mano. Bacio

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  2. Credo che la sua barchetta dovrebbe cominciare a navigare un pochino da sola. Tu sul faro a guidarlo da lontano senza perderlo di vista.
    Forse te l’ho già detto, non ricordo, non ho figli ma da prof ho visto crescere tanti ragazzi e parlato con molte mamme che si ponevano il tuo stesso problema. Il fatto che Marco discuta con te di questa sua esigenza è un gran bene, significa che ha fiducia e che se un giorno avesse problemi sa che ha sempre il suo faro pronto a illuminargli il percorso. Se avesse voluto il suo spazio se lo sarebbe già trovato senza dirti nulla. Quindi vai tranquilla.
    Buongiorno a te Maru. 🙂
    Primula

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    1. Ciao Primula le tue parole mi rassicurano sempre. Anch’io penso che finché ci confrontiamo – anche duramente – va tutto bene. Certo è che è un ragazzo con l’argento vivo addosso e non è facile stargli dietro. Soprattutto non è facile affrontare serenamente discussioni importanti dopo una lunga giornata di lavoro e almeno un’ora di traffico… Buonanotte e ancora grazie delle tue parole!

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      1. Non è certo facile ma, e mi ripeto, hai un figlio cui piace parlare e anche discutere con la sua mamma. E non è poco. Pensa al suo recente disegno, a quanto è sensibile nei tuoi confronti e capace di cogliere sfumature.
        Buonanotte cara Maru e grazie a te!
        Un grande abbraccio a te e a Marco.
        Primula

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  3. Fa tenerezza questo ragazzino, di sicuro ti vuole un gran bene… Ovviamente i miei non sono consigli, non ho l’autorità per darne. Penso che dovresti lasciarlo un po’ più libero (senza però perderlo di vista). Dagli fiducia.

    Se poi vogliamo parlare di esperienze personali, credo di essere un caso estremo. Non ho mai avuto un orario di ritirata, avevo lo scooter (timore del genitore medio) e potevo bere senza rimproveri già a quindici anni. Ma sono cresciuto in campagna e in provincia, Roma è un’altra storia.

    Un abbraccio

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    1. Ho deciso di fare il passo è vediamo che succede. Lui ha davvero sete di libertà e mi riconosco tanto in lui alla sua età. E anch’io avevo due genitori con cui non è stato facile ottenerla. Me l’hanno fatta conquistare ed ho capito allora a combattere e a godere dei successi. Vorrei lo capisse anche lui. Devo dire che dalla sua felicità quando gli ho detto ieri pomeriggio che poteva uscire con i suoi amici parrebbe di sì… Tu sei venuto bene ma quanti lasciati a se stessi sono usciti bene come te? Buonanotte Michele, e a presto!

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  4. Mi hai emozionato! Hai descritto in un modo così speciale, delicato, poetico, un momento particolare della vita di entrambi…figlio e genitore.
    Non amo molto le citazioni, ma in questo caso credo che le parole di Gibran siano davvero le più appropriate per dare il Buongiorno ai tuoi pensieri, oggi davvero molto mattienieri…. Baci (in volo) x

    “I vostri figli non sono figli vostri.
    Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa.
    Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
    e sebbene siano con voi non vi appartengono.
    Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
    Poiché hanno pensieri loro propri.
    Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
    giacchè le loro anime albergano nella casa di domani,
    che voi non potete visitare neppure in sogno.
    Potete tentare d’esser come loro, ma non di renderli
    come voi siete.
    Giacchè la vita non indietreggia nè s’attarda sul passato”.

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  5. Maru cara, che post bellissimo, intenso e tanto vero! Quanto mi riconosco in te nonostante il mio sia ancora un bambino, ma già me lo immagino a dodici anni, lui che è così indipendente anche adesso, e io come te con gli stessi dubbi e le stesse domande. Penso che tu faccia benissimo piano piano a lasciarlo andare, tanto sono cose graduali, non è che oggi apri la porta e gli dici: be’, ciao. 😄
    Sarà un processo naturale come lo è stato finora e lo è stato anche per noi quando avevamo la loro età.
    Un fortissimo abbraccio cara ❤️❤️

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  6. grazie Maru per la bellissima lezione e grazie a te, marcoealtreparole, per la magnifica citazione.
    mi viene da piangere, ma sono lacrime di gioia, di entusiasmo, di eccitazione per sapere di essere cosi fortunata da poter essere la rampa di lancio di queste stupende vite.
    buona giornata

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  7. non è semplice lasciare volare via i propri figli..ma lo dobbiamo fare
    Noi li vediamo sempre piccoli ma loro crescono..e cercano i loro spazi…
    Il mio oramai è grande e cammina da solo…ma non è stato semplice..la sua adolescenza l’abbiamo passata con conflitti di ogni genere…credo che sia normale!!
    Bisogna seguirli da lontano e lasciarli andare…
    ciao Maru…buona giornata 🙂

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  8. Adesso ho capito che ci facevi ancora sveglia a quell’ora 🙂
    Non ho figli e non ho il polso della situazione, ma se ti sei resa conto che è ora, così dev’essere.
    Te sei la persona che lo conosce meglio, e a giudicare da ciò che scrivi, lui sembra meritevole di fiducia.

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  9. Ti abbraccio. Forte. Per un po’. Stringo di più. Scivolo giù lungo le gambe. Mi aggrappo alla tua caviglia. E non mollo. Giuro. Sto abbarbicata. Finché non imparo a lasciare che la vita di mio figlio piccolo corra sui suoi binari. Un pat-pat sulla testa ogni tanto sarebbe gradito. 🙂

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