Accontentarsi non vale mai la pena

Ieri ho parlato con una mia amica che mi diceva di aver sempre amato chi è capace di buttare il cuore oltre l’ostacolo ma di non aver mai avuto il coraggio di aspettarlo. Che non si era mai chiesta seriamente perché fino ad oggi. Nel passato quando gli era capitato di pensarci si era sempre risposta che probabilmente nell’inconscio aveva cercato, a compensazione del suo modo di essere, qualcuno con i piedi per terra. E che solo oggi si rendeva conto, invece, che non aveva avuto il coraggio di credere fino in fondo a che esistesse chi aveva sempre sognato. Arrivando, poi, alla triste conclusione che accontentarsi porta solo sofferenza. Perché, allorché le cose non vanno bene, subire indifferenza e mancanza di attenzioni da una brutta imitazione dell’uomo ideale è davvero inaccettabile. Perché ci si ferma in una storia così solo se l’altro ti riempie di un amore così grande e pieno da mettere in secondo piano l’impalpabilità di un sogno. Di un amore che, magari, quello che sogni non sarebbe mai stato capace di regalarti. Ma se questo viene meno, o ti accorgi che di fatto non è nemmeno mai stato così, ci rimani assai male. Perché è un fallimento della testa più che del cuore. Perché hai scommesso, sopravvalutandoti, sul riuscire a trovare l’incastro tra due tessere incompatibili di un puzzle. Che l’hai sempre saputo che era sfidante ma ci hai voluto provare lo stesso. Ma quello che più ti colpisce, mi ha detto infine, è accorgerti che all’altro non è mai neanche venuto in mente che fosse stato promosso a ricoprire un ruolo non alla sua altezza, ma che anzi l’atteggiamento era sempre stato quello di chi sente non solo quel ruolo suo ma che la vera fortunata della coppia era stata lei. L’unica cosa buona che mi ha detto è che quando finisce una storia così quello che si prova non riguarda la sofferenza del cuore ma solo il rodersi dell’anima. Che, per certi aspetti sembra più difficile da accettare ma si risolve prima. Che soffrire d’amore è altra cosa.


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