Esco dall’ufficio sono le sei ancora è giorno e l’aria è tiepida. Ho un appuntamento poco lontano. Arrivo in una piazza che non avevo mai visto prima di ora in cui resti dell’antichità si mescolano a edifici della Roma moderna. E’ una sorpresa che lascia senza fiato e mi sento una privilegiata ad incontrare tanta bellezza per caso mentre il sole che cala regala luce rosata ai muri dei palazzi. Guardo di nuovo quella maestosità sollevando lo sguardo. Poi d’un tratto vengo riportata per terra da un odore aspro e pungente. La strada è piena di fogli di carta e altri rifiuti che sembrano essere stati buttati fuori da un cassonetto nauseabondo. Il marciapiede dove sto camminando è pieno di escrementi. E mentre cerco di ricomporre nella mia testa queste due immagini così distanti un grosso topo mi passa a pochi centimetri dai piedi e sparisce nella feritoia di una fogna. Sento un uomo con lo scooter che ha visto la scena che grida e mi guarda. Gli chiedo se l’ha visto e mi dice che sarebbe stato impossibile non vederlo, data la stazza. E questa è Roma capace di sintetizzare in un fazzoletto gli opposti e continuare a sorridere. Quel sorriso, quella risata che sono il suo bello ma anche la sua più grande disgrazia. Perché ridere annacqua la rabbia. E la rabbia a volte è l’unica spinta per assicurarsi la salvezza.
Buongiorno ai topi che ballano, ai gatti che non ci sono, a noi che continuiamo a cercare la bellezza e a trovarla.
Che ne dici?