Ieri al mare guardavo il via vai di quelli che un tempo erano i ‘vucumpra’ e mi sono resa conto di come nel tempo l’organizzazione oscura che li coordina abbia evoluto le proprie strategie di marketing e vendita. Si vedono donne che attraversano le spiagge e riproducono immagini africane portando sulla testa i loro cesti di merce. Ragazzi che propongono braccialetti, collane e occhiali su espositori da passeggio poveri nel materiale ma estremamente sofisticati nella tecnica espositiva. Carretti, con vestiti ma anche cibo, in tutto simili a quelli dei mercatini che tanto ci piace visitare nei momenti di relax e di vacanza. E ogni anno un paio di prodotti di punta nuovi, accattivanti e colorati. E ogni anno qualche categoria merceologica nuova da portare sotto l’ombrellone. L’approccio di vendita di successo è sempre quello di puntare al senso di colpa scatenato dal contrasto tra te che ti stai godendo il mare e questi uomini e donne costretti, per guadagnarsi da vivere, a farsi chilometri e chilometri sotto la calura estiva ed il peso delle cose da vendere.
Perché non puoi non chiederti, quando passano, come doveva essere la loro vita prima di arrivare qua se preferiscono questa. Non puoi non chiederti se abbiano nostalgia della loro casa, dei loro cari, del loro paese. Ma oggi mi voglio chiedere, oltre a tutto questo, anche chi siano gli uomini e le donne che stanno dietro a questo circo e se non ci sia un’alternativa a tutto questo. Non serve la morale ma un’idea creativa vera. Quella peraltro che servirebbe a tutti noi per uscire dalla crisi. E credo che in questo campo abbiamo molto da imparare. Anche e soprattutto dai gestori di questo circo.
Buongiorno a tutti gli abitanti delle spiagge!