Il buongiorno del 2 ottobre

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Devo dire che questa settimana di convalescenza è davvero un gran regalo. Mi sento ogni giorno meglio, posso leggere e scrivere quanto voglio senza dover cercare ritagli da pipistrello, vedo mio figlio tornare da scuola e ho ripreso contatti, attraverso mezzi virtuali e non, con persone care che non avevo occasione ma soprattutto il giusto tempo per sentire. Cose normali ma straordinarie se, nell’ordinario, esci la mattina alle 8 e mezza e torni intorno alle 7. Ed esci dopo aver pulito casa, aver passato in rassegna il figlio perché non dimentichi nulla (soprattutto lavarsi e le chiavi di casa) e dopo aver reso il tuo aspetto non dico piacevole ma decoroso per affrontare il mondo esterno. E quando torni non trovi, non dico, Vissani che ti prepara la cena ma nemmeno un marito che lavora alla Conad che magari ti si sveglia di notte ma almeno ti porta la spesa. No, alle 7 entri e cerchi di capire dalla respirazione affannosa o meno da quanto tuo figlio sta studiando. Se cioè si è buttato sul libro sentendoti arrivare e quindi sarai costretta ad incitare il recupero. Ti cambi e verifichi se hai tutto o devi riuscire per comprare qualcosa. Nel mio caso di pianificatrice maniacale, i menù serali vengono decisi dalla domenica ma da quando ho in casa quello che chiamano ‘il ragazzo sta crescendo è normale che abbia fame’, le sue merendine fanno spesso fuori ingredienti sostanziali appositamente comprati per la preparazione della cena. E quindi altro giro altra corsa. E quindi nel caso si riesce, si rientra, si cucina si coinvolge il pargolone nell’apparecchiare e poi si cena cercando di farsi dare notizie sulla scuola, gli amici, i sogni e gli incubi. Se si è fortunati si parla altrimenti si va per tentativi a tradurre grugniti. Si sparecchia (‘mamma, puoi farlo tu che io devo finire di studiare’ seguito da un manipolatore ‘CHE FORSE DOMANI MI INTERROGA?’), si pulisce la cucina, si attrezza una lavatrice, che non si nega mai a nessuno, e si fa un check sul necessario da predisporre per il giorno seguente. Si verifica se tutti i compiti abbiano trovato un posto nel mondo e ci si prepara per la notte. E solo dal coprifuoco delle 10:30 in avanti, a garanzia di adeguate ore di sonno per Marco, ho un po’ di tempo, prima di crollare, da dedicare a me. Una lettura, una metà di film (!), una telefonata, una chattata con le amiche che a quell’ora meglio scrivere che parlare…
Ecco perché ti operi e sei contenta. Perché nemmeno in ferie hai tutto questo tempo a disposizione per te senza alcun senso di colpa. Ed il mio non è sicuramente un racconto originale. E se anche ci è venuto da ridere, a me a scriverlo a chi legge, a leggerlo, credo invece meriterebbe una seria riflessione.
Buongiorno di controllo! Anche le convalescenze finiscono…

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