Il buongiorno del 26 ottobre

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Ieri mattina dovevo portare mio figlio ad una gara. Per lui, la gara più importante della sua vita. Detto che i suoi scarsi 13 anni non possono che ridimensionare l’altisonanza dell’espressione, il problema vero è che quando parte così finché non ha la certezza di uscire di casa per tempo e ancor di più di essere giunto a destinazione, la paura di arrivare in ritardo lo angoscia e di conseguenza mi angoscia. Ieri alle 11 dovevamo essere dall’altra parte della città che, di sabato, poteva essere neanche tanto sfidante. Ma a Roma non lo puoi mai dire. E ieri, per esempio, gran parte della città era bloccata dalla manifestazione della CGIL. Mi alzo, studio la strada migliore e mi vado a preparare. Lui è pronto già da due ore e comincia ad offrirsi di fare, per accelerare i tempi, tutte quelle cose che di solito faccio prima di uscire. Tipo anche il mio letto. Esco dal bagno dopo la doccia e mi chiama dalla mia camera per farmi vedere l’opera. Ha incartato il letto con la coperta tesissima e senza pieghe. Unica pecca, a suo dire, la presenza di un solo cuscino perché l’altro non l’aveva trovato (!), ‘Ma che ti importa… tanto dormi da sola…’. Lo guardo e decido di non frustare il tentativo. Perché l’errore più frequente, e da evitare a tutti i costi, è quello di non apprezzare, mostrarlo e sostituirsi. Che privilegia il risultato a breve ma inficia inesorabilmente, e con filiale soddisfazione, quello a lungo. ‘Non ti va bene mai niente, fattelo da sola!’. E invece, no. Concentrata sulla strategia esclamo argentina ‘Bravo, bravissimo. Magari la prossima volta mettili tutti e due i cuscini che viene meglio. Così è un po’ triste non trovi?!?’. Soddisfatta dell’essere riuscita a chiudere un occhio in virtù di glorie future, giro intorno al manufatto per prendere l’orologio sul mio comodino e non posso credere a quello che vedo. Lenzuolo e coperta appallottolate su tutto il lato che non si vedeva entrando dalla porta. Che capisco essere l’artificio utilizzato per arrivare al risultato visibile nel più breve tempo possibile. Lo chiamo e chiedo spiegazioni e lui senza battere ciglio, ‘Ma chi ci arriva quaggiù, giusto te… E poi che deve venire qualcuno?’ È troppo tardi per farglielo rifare. Ma non per attaccargli la letale supercazzola: 10 minuti di fiume in piena senza soluzione di continuità con richiami all’onestà, alla serietà, alla giustizia e alla Patria fino a sentirmi dire, ‘Basta, ho capito. Smetti per favore… Toglimi il computer per una settimana, preferisco! Ora andiamo che altrimenti facciamo tardi!’.
Ieri sera quando sono andata a letto, rivedendo la finzione mi è venuto da ridere. E finalmente l’ho potuto fare di cuore. La mattina davanti a lui non me la sono proprio sentita.

Buongiorno alle sfide più importanti della vita. Gare e resto. Soprattutto il resto.

11 comments

    1. Tu sei troppo buona sia con me che con mio figlio… 😘 Io sono solo molto contenta che questo blog mi consenta di appuntare questi morsi di vita che spero un giorno risfoglieremo come e meglio delle foto per ricordare… Buona domenica e un bacio a te!

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