Ieri sera al telefono con una compagna di liceo parlavamo della differenza tra noi e i nostri figli e che bastava pensare che noi avevamo avuto la festa dei santi e dei morti, con annessa visita cimiteriale, e loro Halloween. E beffa fra tutte, le raccontavo che mia madre ieri sembrava capire perfettamente mio figlio che non voleva partire con il padre perché venerdì aveva una festa mascherata a fine ottobre. E questo oltre a dirti che le nonne fanno cose per i nipoti che non hanno fatto per te, e che non è bellissimo ma ti fa solo stranire, ti dice che ormai Halloween, con nome più o meno stroppiato, è divenuta ricorrenza anche da noi al pari del Carnevale. A questo proposito ricordo che, qualche tempo fa, c’era un negozio di giocattoli sotto casa i cui italianissimi proprietari si rifiutavano di vendere alcunché per la festa di Halloween e non si ritraevano mai dalle spiegazioni ai malcapitati che entravano per chiedere, ‘Non è una festa della nostra tradizione e non la condividiamo quindi qui non troverà mai nulla’. Fu così che, poco lontano, un simpatico argentino aprì un buchetto che in qualche anno, a partire proprio dal vendere costumi, scherzi, addobbi e anche musica per la festa della zucca, conquistò completamente il quartiere e l’altro negozio, non so se per questo o altro, chiuse.
Seppure io non ami molto le americanate devo ammettere che questa festa mi piace. Innanzitutto amo molto il colore arancio che smorza il nero creando un’atmosfera non lugubre ma calda e familiare, amo le zucche illuminate (anche se la preferisco con il risotto!) e amo il fatto che si esorcizzino morte, fantasmi e mostri. E mi piace molto l’idea che mio figlio e i suoi amici possano mascherarsi una volta di più all’anno.
Ma a dirla tutta non ho affatto un brutto ricordo neanche della festa dei morti di quando ero piccola. Ricordo il sole di quelle giornate al Verano, le visite a parenti defunti che non avevo a volte mai conosciuto ma di cui mi piaceva conoscere le storie, l’arrampicarmi con mio fratello sulle scale che stavano lì per consentire di mettere fiori anche ai fornetti più in alto. Il correre a prendere l’acqua per i fiori, schizzarci e poi far finta che ci era caduta addosso per evitare di essere sgridati. Ed il ridere a crepapelle per i nomi più buffi delle lapidi. Questo solo per dire che se anche non abbiano avuto Halloween anche noi sapevamo trasformare quelle giornate in momenti di allegria. Perché le feste sono diverse da Paese a Paese (e per quanto mi riguarda tutte accoglibili) ma i bambini no. I bambini sono uguali ovunque si vada. E sanno ridere anche della morte.
Buongiorno ai bambini di oggi e di ieri!
Nota di colore: questo è il 500* post di paroledimaru ed il disegno è un regalo per l’occasione dell’irrinunciabile Roberto Luciano!
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