Sono stanca, ho sonno ma devo aspettare che Marco rientri da un compleanno in una pizzeria sotto casa. Sbarro gli occhi, mi muovo nel letto cambiando posizione, bevo dell’acqua fresca. Alzo il volume della TV, cambio programma ogni 10 minuti per movimentare la serata ma le palpebre continuano a premere verso il basso come serrande senza tiranti. Maledico l’allergia e l’antistaminico che non aiutano la maratona. Sento un rumore nell’androne delle scale, la chiave che gira nella toppa della serratura della porta di casa. È lui. È puntuale. Posso rilassarmi finalmente. Mi si butta addosso, mi racconta velocemente episodi della serata che mi sarei risparmiata, come il lancio della torta finale e mi chiede il permesso di fare almeno altre 10 cose che ha già programmato per domani. Lo guardo attonita e non rispondo. Preferisco cedere al sonno che ai suoi nuovi attacchi. Guardo l’ora. Sono appena le 22:30 e mi sembrano le 2:00. Non ho la forza di riflettere su concetti tristi come la vecchiaia che incombe o il rincoglionimento precoce. Chiudo gli occhi prima che questi cambino idea e mi tocchi passare tutta la notte tra Grey’s Anatomy, Castle e giudice Amy. Buonanotte!
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