Ieri è stato il mio compleanno. Mi sarebbe piaciuto, come tutti gli anni da qualche anno, passarlo in ferie e non è stato possibile. Ma questa è un’altra storia e non è certo di quelle da raccontare in questo spazio dedicato da sempre alla vita che lascia un segno.
Qui stamattina, voglio raccontarvi di quei legami che sopravvivono al silenzio, alla mancata condivisione, al non vedersi. Per scelta o anche solo perchè non c’è tempo. Perché ci sono momenti che è tanto difficile anche solo parlare di quello che succede e che ci preoccupa, siamo tanto impegnati a combattere le nostre battaglie oppure semplicemente siamo presi da altro. Quei legami che ci consentono di rimandare la chiamata, di cercare il contatto, sapendo che quando vorremo/potremo saranno ancora là. Anche dopo anni.
Ieri mattina prestissimo, stavo ancora dormendo, quando è suonato il citofono. Rispondo e trovo la voce di uno di questi legami. Naturale come se ci fossimo sentite il giorno prima: ‘Dormi ancora?’Ed io ‘Sali’. Apro la porta e c’è lei, preceduta da un mazzo di fiori di campo enorme. Enorme come tutto ciò che è e che crea. Ci abbracciamo e le dico che mi è mancata. Che ogni volta che passo sotto casa sua la penso. E lei mi dice lo stesso. Sistemo i fiori sotto il suo sguardo vigile perché non si fida mai di me in operazioni di questo tipo e in cucina (!): la guardo, ci capiamo, ridiamo. E poi nel tempo di un caffè, di due caffè, di tre caffè… il punto su dove siamo e cosa succede. Venti minuti e riallineiamo le nostre vite. E poi alla porta ‘quando ci vediamo?’, ‘non lo so’. Ci abbracciamo di nuovo. Si riparte. Lei continua ad esserci ed io pure.
Bellissimo compleanno: non c’era il sole ieri, faceva freddo al punto da non sembrare primavera, e qualcuno me l’ha portato. Lei e poi i tanti affetti della mia vita con tante piccole, grandi sorprese.
È stato un giorno davvero felice. Come piacciono a me: quelli che sulla carta non partono bene e poi stupiscono. Bell’inizio davvero per quest’ultimo anno da quarantenne.
Che ne dici?