Barcollo ma non mollo

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È un mese che non sto bene, prima i denti, poi il trigemino e poi una fastidiosa labirintite che spero di risolvere stasera a Fiumicino, non buttandomi a mare ma facendo visita ad un magico otorino.

E’ stato un mese lunghissimo in cui oltretutto sono accadute tante cose, in cui il mondo è comunque andato avanti fregandosene, come ovvio, del mio malessere e del vedermi affannata a rincorrerlo.

Perché il mondo è così, mica ti aspetta: lui procede e tu puoi solo decidere se: a) rimanere fermo alla fermata prima e quindi indietro per sempre; b) maledire la sfiga o meglio le energie negative che si muovono intorno a te a cui non riesci a tenere testa perché provato; c) arrancare sudato non mollando il passo; d) indossare il migliore sorriso che possiedi e affrontare la vita a viso aperto.

Mettendo da parte la d) che riguarda la tossicodipendenza, io di solito in questi momenti oscillo tra b) e c) con prevalenza di permanenza su quest’ultima.

Mi piacerebbe raccontarvi tante cose e un post non basta ma intanto permettetemi una riflessione a monte. In questo mese ho innanzitutto capito che si è molto fortunati se in alcuni momenti critici si può scegliere di rimanere da soli, perché essere davvero soli deve essere molto triste. Che da soli non si va da nessuna parte e che se sono riuscita a non perdermi niente è perché sono stata circondata, spesso a distanza perché inavvicinabile, da chi mi ha amato nonostante i capelli unti, la faccia verde, le reazioni brutali e la costante incazzatura verso questo disagio non definibile che mi stava facendo perdere risorse e forze.

E come? Offrendomi la lucidità che in me vacillava. Perché quando non si sta bene si vede tutto nero e soprattutto chi – c’ha da fa‘ – pensa a quanto tempo sta perdendo, a come recuperare, a come organizzare il mondo che lo circonda in modo che possa superare (il mondo dico!) questo suo momento di défaillance. La verità è che il mondo manco si è accorto che mi sono fermata e solo quando sono riuscita a mollare la presa, ad arrendermi agli eventi come mi ha suggerito di fare Roberto (che non è chi mi disegna ma neanche il filosofo, è il dj che per hobby fa l’imprenditore nel turismo), le cose sono andate straordinariamente meglio.

Al lavoro, in un evento a cui tenevo, sono stata sostituita alla grande da Anna; Stefano è andato al mio posto ad un corso prenotato da tempo e mi ha riportato manuale con dedica e così il corso lo abbiamo fatto un due; a New York -viaggio con Marco, desiderato da anni e organizzato da mesi, a cui non ho voluto rinunciare – abbiamo incontrato per caso Giulia – la prima compagna di squadra di Marco che quest’anno ha studiato lì, con Fabrizia la mamma, Carletto il fratellino e Luigi il mitico nonno che erano andati a trovarla – che ci ha fatto da guida facendomi mollare parte del mio programma e soprattutto la fatica di portarlo avanti in quello stato, a vantaggio di un’avventura in angoli meno noti e straordinari della città.

Per il resto, comunque, è inutile mentire è stato un casino. Perché quel pensa solo a te e a guarire, è altamente sfidante quando di lavoro fai la torre di controllo. Ed è difficile scrollarsi soprattutto chi malato non vuole vederti e fa finta che stai bene. Ma va bene così.

Ringrazio i soliti noti che coraggiosamente mi sono stati accanto, Vi amo tutti (voi sapete chi siete) e vi dico resistete, se il mondo vuole (quello che manco si è accorto di tutto questo mio inutile dibattermi), è quasi finita!

p.s. Menzione speciale ad Alessandra la risoluta che – attingendo alle sue preziose fonti – ha selezionato i migliori otorini che fanno la manovra per gli otoliti, mi ha fatto prendere appuntamento da un magico otorino di mare e mi ci porta pure.

11 comments

  1. Accidenti Maru…mi dispiace tantissimo, non immaginavo proprio… ma tu sai che se vuoi puoi sempre chiamarmi si!? Quando è se vuoi io ci sono sempre ♥️♥️

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