Il ritorno del guerriero

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Stasera torna mio figlio dopo aver passato per la prima volta qualche giorno per il capodanno fuori casa. Mi è mancato e non vedo l’ora di vederlo ma l’entusiasmo di riabbracciarci, lo so, durerà poco. Anche perché, dopo un periodo di libertà, tornare qui gli sembrerà carcere duro. Infatti gli ampi spazi di autonomia che gli lascio, riconoscendogli responsabilità e testa sulle spalle, sono sempre per lui insufficienti. Al punto che in uno dei ultimi confronti serrati mi ha detto che se avesse potuto scegliere sua madre non avrebbe mai scelto me. Ed io, invece di arrabbiarmi, l’ho ringraziato di cuore per avermi dato la conferma che stavo facendo un buon lavoro. E che non fosse una battuta l’ha capito anche lui, restando male per non essere riuscito a portare a segno il colpo.

Sta crescendo ed è assetato di nuove esperienze, di sentirsi autonomo, libero. Di poter disporre del proprio tempo senza impedimenti. Di non avere una presenza in carne e ossa (più carne che ossa!) che, solo per il fatto di esserci, gli ricordi i doveri prima dei piaceri. Che cerchi di mettere in ordine le sue giornate. Che lo spinga a dormire un numero sufficiente di ore, a non fare tardi a scuola rimandando di 5 minuti in 5 minuti la sveglia.

Parliamo tanto ma solo quando vuole lui. Mi chiama soprattutto se ha un problema di cui affidarmi la risoluzione o per cambiare i piani o cercare di farlo. E non c’è giorno in cui non discutiamo. È faticoso per entrambi ma non c’è altra strada per insegnargli a portare avanti le sue ragioni. Sarebbe più facile cedere ma sono convinta che ne farei un uomo incapace di guadagnarsi ciò che vuole. E soprattutto di scegliere e capire ciò per cui vale la pena di combattere e ciò per cui non ne vale affatto.

Ha i suoi segreti. La sua vita in cui io non ci sono. Che prenderà sempre più tempo. Una lenta prepararazione a lasciare il nido. Che non è neanche tanto una metafora pensando a come rifà il suo letto.

Quando succederà mi mancherà, ma non troppo. E lui lo sa. E non dovrà preoccuparsi di me.

Avere mamme rompiscatole ha un vantaggio: la libertà te la danno man mano che pensano che tu sia in grado di gestirla e godertela, non prima, ma da allora non te la tolgono più. Ed è il più grande regalo che possano farti.

In ogni caso qualcuno mi ha detto che questo periodo di ribellione termina definitivamente intorno ai 26 anni. Mi mancano solo 9 anni.

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