Volevo iniziare questo 2019 sdoganando un concetto: le persone cattive esistono. Nella mia educazione, la cattiva potevo essere al massimo io. Perché gli altri avevano sempre un problema da comprendere, qualcosa che li aveva turbati e resi aspri e le loro azioni, seppure sgradevoli, non erano da ascrivere alla loro natura ma a ciò che gli era capitato di vivere. Da compatire mai da condannare. Ed è per questa manipolazione genitoriale, finalizzata all’amore universale, che finora non sono quasi mai riuscita a definire come cattivo qualcuno e mollarlo senza voltarmi indietro. E in quel paio di casi in cui ci sono riuscita, semmai per qualche motivo mi è tornata in mente l’audace decisione, il disagio è talmente forte che l’unica è distogliere il pensiero. Perché ricomincio subito a farmi domande per verificare, ancora una volta, se ci sia stata una qualche mia responsabilità nello stimolare comportamenti di cui ad altri sarebbe bastato solo un accenno per prendere distanze stellari. Ora basta. Devo convincermi, perché è così, che ci sono casi in cui una persona fa male ad un’altra, senza motivo, semplicemente perché è cattiva. E quel comportamento non va compreso, va condannato. Punto. Smettiamola di giustificare, definiamo e passiamo oltre. Che i miei genitori mi perdonino ma, dopo 51 anni, non voglio più capire il perché, voglio solo ‘sfanculare’ (volevo scrivere ‘mi si perdoni il turpiloquio’ ma Roberto dice che è più efficace senza!). Sì ho detto sfanculare e mi sento già molto meglio. A saperlo…
I miei occhi, come mi ha detto oggi un’amica, sono tristi ma da domani andrà sicuramente meglio. Potrò contare su più energie finora sprecate dietro ad immeritevoli.
Le persone cattive esistono e come affermi tu, non vanno comprese né giustificate ma condannate. Ove possibile proprio “sfanculate”!
Buona settimana, un abbraccio 🙂
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