Ieri mi si è rotta di nuovo la caldaia e stavolta non ho neanche pensato a farla riparare. L’anno scorso la stessa ditta ci ha rimesso le mani 5 volte (a salato pagamento) per poi dirmi che andava cambiata e la mia reazione è stata talmente violenta che ci hanno rimesso le mani la sesta volta, anche grazie all’intercessione di un sant’uomo, e ha tenuto fino a ieri.
Quindi ieri mattina, dopo aver aspettato invano l’acqua calda dalla doccia, senza farmi prendere dal panico, ho chiamato l’amica che mi tira sempre fuori dai casini strutturali e lei dopo avermi ascoltato mi ha detto che avrebbe chiamato un paio di ditte per poi farmi sapere. Fortunatamente lavoravo a casa. All’ora di pranzo è venuta con il tecnico per concordare la soluzione e se va bene domani sarà tutto risolto. Bello quando succede un casino e l’universo converge miracolosamente verso la soluzione. Non si può negare: una bella spesa imprevista, una rottura che mi potevo evitare ma almeno una soluzione veloce e piena di affetto. Che poi alla fine è questo ciò che rende una giornata positiva o meno: non tanto che tutto vada liscio quanto che, quando va storto, almeno si riesca a venirne a capo senza salti mortali che, ammetto rassegnata, non sono più alla mia portata. Nella stessa mattinata un’altra amica mi ha risolto un’altra bega che mi preoccupava e una terza mi ha chiamata per sapere come stavo visto che negli ultimi giorni non ho mostrato lo smagliante sorriso che mi contraddistingue solitamente (vabbè sorriso, smagliante è eccessivo…). Questo per dire che poteva essere una giornata da maledire e invece sì è trasformata in una allegra celebration amicale. Perché se con il principe azzurro le negoziazioni non sono mai finite, con le amiche fate ci teniamo strette. Perché la solidarietà femminile esiste. È solo diversa da quella maschile perché a noi non basta una partita di pallone per legare. Siamo più complicate ma quando ci troviamo, non ce n’è per nessuno. Grazie fate!