Sono stati questi giorni di grande riflessione sull’amore. Quello per eccellenza ma anche quello verso mio figlio, la mia famiglia, i miei amici.
Sono arrivata alla conclusione che l’amore per eccellenza lo riconosci quando la sua anima tocca la tua in un istante di perfetta armonia e hai la sensazione di esserti ricongiunto alla parte di te che ti mancava. Qualcosa che ti mette in leggero contatto con la grandezza dell’universo ma che quando arriva può essere talmente incastrato nelle lamiere della vita da non riuscire ad estrarlo; per mancanza di strumenti o di forze poco importa. Importa che se non si riesce a tirarlo fuori e a viverlo, si è costretti qualche volta con dolore a rinunciare. Che si va avanti comunque, perché la vita non si ferma, ma con appiccicato addosso un odore di buono che mai nessun altro potrà, nonostante ci sembrerà di amarlo, sovrascrivere. Perché non è vero che morto un papa se ne fa un altro; basterebbe pensare che dal primo Papa ce ne sono stati 266 ma che ognuno di noi anche in questo caso, credente o meno, ne ha nel cuore sempre e solo uno, quello che considera il suo.
Tornando all’analisi, c’è poi l’amore per i figli che c’è chi ha bisogno di dire che viene prima di tutto; come se il cuore si muovesse in base a dei ranking. Ciò che credo è che mio figlio, non viene né prima né dopo, è parte stessa di me. Fino a poco tempo fa ritenevo fosse anche la migliore. Poi è arrivata la sua adolescenza e l’ho declassata da ‘migliore’ a ‘fra le migliori’, ma insomma siamo lì. La sua felicità è la mia anche se la mia felicità non può solo derivare dalla sua. Per lui, che non deve avere questa responsabilità e per me, che sono la sua mamma ma anche tanto altro oltre a questo e che è importante continui ad esserlo. Anche e soprattutto per lui. Perché non debba mai pensare a me come a qualcuno la cui vita dipenda dalla sua.
Poi c’è l’amore per la famiglia d’origine quella che c’è sempre. Quella che è la mia rete di protezione e io sono la sua. Irrinunciabile e presente senza esserlo anche quando le divergenze ci allontano.
E poi ci sono gli amici. La famiglia che ognuno di noi sceglie. Fratelli e sorelle che abbiamo a fianco nel nostro cammino. Con cui non sempre condividiamo la stessa strada ma poco importa. Con qualcuno tratti brevi, con altri lunghissimi. I miei amici non si contano sulle dita di una mano. Sono molti di più. Sono di più le donne degli uomini ma per elezione non per selezione e non li ho mai contati e mai lo farò. Mi lega qualcosa di profondo ad ognuno di loro. Ed è bello pensarci ogni volta.
Poi c’è il non amore. Quello di chi ti schifa senza che tu neanche capisca il perché. Ho pensato anche a quello e sono arrivata alla conclusione che dovessi fare un bilancio, il mio saldo ‘amore nella vita’ resta comunque positivo e che si tratta di un costo che mi posso caricare senza sforzi. Con la speranza che da costo possa trasformarsi in un altro investimento di valore. Perché l’amore cresce se lo si sa gestire anche in condizioni estreme. Su questo però devo ancora imparare un po’.
Un mio amico mi ha scritto: Poi arriva l’amore per Greta (da un mese mia nipote) che rende il mondo più morbido, più luminoso e forse anche un po’ più gentile accendendoti speranze che da solo non avresti mai trovato (anzi forse mai cercato). La sensazione che provi quando stringe, con una forza straordinaria, la mano intorno al tuo dito è una carica di adrenalina unica che ti fa sentire pronto per affrontare e superare qualsiasi ostacolo pur di renderle un mondo migliore. Ti auguro di provare analoghe emozioni nel prossimo futuro 😍
Una emozione che non potevo non raccogliere per leggerla fra qualche anno. Grazie Renato.
Che ne dici?