Ieri mattina dovevo prendere un treno alle 11. Comodo. Peccato che Marco non è stato bene la notte prima e tutto si è rallentato. Anche le coccole al risveglio che ormai sono talmente rare che mi sono detta sarebbe valsa anche la pena di perderlo quel treno. Mi sono detta ma figuriamoci. Ho fatto tutto alla velocità della luce e alle 10:10 ero pronta ma distrutta e mi sono detta che prendere un taxi invece della metro sarebbe stato un gran bel regalo. Ho salutato Marco con un bacino e sono scesa dopo aver prenotato con mytaxi. Appena salgo il tassista mi chiede la destinazione e quando sente che devo andare alla stazione mi dice: ‘mannaggia no, stamattina è tutto bloccato. C’è una manifestazione è la terza persona che porto alla stazione. I primi due mi è riuscito, vediamo se ce la facciamo anche con lei’. Riesco solo a dire presa dal panico: ‘Ho il treno alle 11’. Lui a quel punto mi tranquillizza e mi dice: ‘Conosco un sacco di stradine, vedrà che se anche chiudono le strade principali ce la facciamo, si rilassi, ci penso io’. Ma quanto è bella la frase ‘ci penso io’? A volte anche meglio di un ‘ti voglio bene’. Forse perché è concreta ed immediatamente misurabile, non so. Mentre andiamo mi spiega la strategia. È come in un videogioco: i vigili chiudono una strada e lui è pronto con l’alternativa. Cambiamo percorso tante volte mentre chiacchieriamo: del sole che fa miracoli, dell’inefficacia delle manifestazioni e del disagio che arrecano a chi, per lavoro, non se ne perde una, di quanto portare il taxi a Roma presuppone elevate competenze di gestione e pazienza. Poi quando finalmente ci siamo quasi, la marea umana di bandiere, fischietti e fazzoletti al collo ci blocca. Lui mi dice: ‘Siamo vicini. Al massimo 6/10 minuti a piedi ma mi dispiace lasciarla qui’ gli rispondo ‘Non importa, dispiace a me lasciarla in mezzo a questo casino’. Pago. Mi aiuta a prendere la borsa, mi indica la strada e mi saluta. Mi lancio verso la meta. Anche a piedi è difficile passare tra gli striscioni ma ce la faccio. Arrivo al binario, il treno non è ancora arrivato. Sono con 10 minuti di anticipo. Mi viene di mandargli un messaggio e dirgli che ce l’ho fatta e lo ringrazio. Lui mi risponde e mi scrive, nonostante l’ingorgo in cui l’ho cacciato (e i romani sanno di che parlo), che è stato un piacere avermi avuta come cliente e che spera di potermi accompagnare di nuovo. È ufficialmente il mio eroe del giorno.
Racconto la storia a Stefano e mi dice che sono buffa. Che lo scambio di sms con il tassista non è convenzionale e ride di gusto. Non so, forse ha ragione lui: nella mia testa c’era solo il desiderio di condividere il raggiungimento del nostro comune obiettivo. Il fatto che non era stato facile ma ce l’avevamo fatta. Che quel suo ‘ci penso io’ non era una bugia ed era stato bellissimo.