Venere e Marte

Scrivo a Roberto e gli dico: ‘Roby domani voglio raccontare una storia.’ E lui: ‘Quale?’ E io: ‘Una storia che parla di incontri che dicono che nulla succede mai per caso. Dell’energia che ci unisce tutti.’ E lui: ‘Ok, usi un disegno che hai già?’ E io: ‘No che non ce l’ho. Stai battendo la fiacca, socio….’ E lui: ‘Ma se non so cosa scrivi, come faccio a disegnare?’ E io: ‘Senti è stata una giornata molto pesante, ti ci metti pure tu a cazziarmi? almeno tu ‘vuoimi’ bene!’ E lui: ‘… Le donne sono una tragedia…’

Subito dopo ci siamo scambiati faccine divertite  e ci siamo detti che era un bel tema da affrontare quello delle incomprensioni tra maschi e femmine. A prescindere che siano amici, colleghi o abbiano una relazione sentimentale.

A guardare bene le poche righe del nostro scambio, effettivamente, sembra quasi che ognuno di noi conversasse autonomamente. Due conversazioni parallele, di quelle che, come la geometria insegna, non si incontrano mai. Io che volevo capisse cosa avevo in mente da un indizio che a me sembrava sufficiente e lui che, al contrario, non riuscendo a cogliere il mio ‘universo’, invece di approfondire, ha fatto subito un passo indietro e ha dato per scontato che io avessi individuato una soluzione. E di lì è un attimo: io che lo accuso di volersi sottrarre e lui che mi risponde che non si capisce cosa io voglia.

Una dinamica che mi ha ricordato centinaia di discussioni della mia vita e in generale la conclusione a cui spesso sono arrivata, e non solo io, che gli uomini sono esseri semplici e che non ce la possono fare. Ma ieri sera rimettendo in ordine i pezzi per riscrivere questa storia, ho capito che, di fatto, avrebbe potuto capirmi solo un mago o uno con la facoltà di leggere il pensiero. Nella mia testa l’idea era quella di raccontare come la decodifica di tante persone, oggetti, film, libri in cui mi sono imbattuta in questo periodo mi stiano indicando una strada diversa da quella finora percorsa. E la mia pretesa che lo capisse da due parole in croce che ora mi fa ridere, nella relazione con il genere maschile mi ha fatto arrabbiare infinite volte. Anche perché, se è vero che noi donne diamo per scontato si capisca quello che vogliamo dire anche quando non è così, gli uomini danno per scontato che non lo capirebbero neanche approfondendo e si arrendono subito. Che è oggettivamente altrettanto irritante.

Roberto sposa la teoria che si provenga da due pianeti diversi. Io no. Possiamo sicuramente essere più belli di quelli del disegno se solo fossimo in grado di guardarci da fuori, qualche voltA, e invece di battagliare, ridere… ridere e respirare. Che è ormai diventato il mio mantra per ogni cosa e che consiglio ormai quasi ogni mattina.

Buona giornata!

Qui si generalizza per offrire uno spunto di riflessione conciliante: ovvio che ci sono uomini che capiscono al volo e altri che fanno domande… 😂

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