Ho sempre creduto nelle energie. Quelle positive e quelle negative. E la conferma di questa esistenza l’ebbi quando, appena ventenne, persi una persona a me molto cara di cui, proprio grazie ad un’energia che al contrario non è mai venuta meno, non ho mai smesso di sentire la presenza. Nel tempo ho affinato la mia sensibilità al punto che nelle valutazioni, alle mie sensazioni ho lasciato progressivamente un ruolo sempre più importante. Ascolto le sensazioni che emanano i luoghi, le mani che stringo e gli sguardi che incontro. E affido a quella sensazione la base per la costruzione di qualsiasi rapporto. E nel tempo mi sono accorta che, tutte le volte che ho provato a sovrascrivere quella sensazione con il raziocinio, o meglio a non tenerne conto, ho preso le più grandi cantonate della vita. Ed è così che ho scoperto che il cervello è davvero sopravvalutato. Credere nelle energie è un bel modo per entrare in contatto con l’universo. Per accorgersi che se si attenti, ciò che ci accade ci offre segnali importanti e nulla è casuale. O meglio il caso è un disegno straordinario e imparando a decodificarlo possiamo capire cosa la vita sta tentando di dirci. Ed è così che da quando ho iniziato a focalizzare meglio gli incontri, gli ingressi e le uscite, gli accadimenti piccoli ma anche quelli più significativi, ho preso a vivere come in un film avvincente in cui ogni scena è inserita in un percorso verso il gran finale. Ed in cui la destinazione ha un valore pari a quello di ogni tappa del viaggio.
Alessandra, ma anche Roberto, quando mi inerpico in questi discorsi mi guardano perplessi. Non riescono a seguirmi con entusiasmo quando affronto il surreale (o almeno quello che comunemente si ritiene tale). E il disegno di Roberto lo dimostra più di mille parole.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Buona domenica!