Sta per finire la scuola. Pochi ultimi giorni e bambini, a parte nido e materna, e ragazzi, a parte i maturandi, saranno finalmente liberi. Inizia per chi ha figli il periodo in cui si invertono clamorosamente le sensazioni di stress e felicità. Perché per chi lavora questo diventa, anche quando ci si è organizzati per tempo o si abbia la possibilità dei nonni, il periodo complicatissimo ‘e adesso dove lo lascio mentre vado al lavoro?’ o ‘e se non si trova bene che faccio?’. Ogni mattina diventa un avventura. Mio figlio, dopo i primi 2 anni e mezzo di vita passati con i nonni, ha fatto ogni corso possibile e anche soggiorni fuori casa da quando aveva 7 anni. Ha conosciuto decine di animatori e location, decine di compagni. E io pure. E anche decine di altri genitori stressati. Oggi che ormai ha 17 anni saperlo libero presenta altre forme di preoccupazione ma a queste, che riguardano il volo dal nido, non ci si può sottrarre. Anzi meglio affrontarle e risolverle prima che si può. Per noi è soprattutto per loro. Per evitargli quelle situazioni di dissidio ben oltre l’età adolescenziale.
Eppure quella sensazione legata alla chiusura della scuola, mista tra la gioia di interrompere l’obbligo di alzarsi presto e stare 5/6 ore in classe e la tristezza per doversi separare dai compagni almeno per qualche mese è tra le più belle è indimenticabili di sempre. Ed è sempre un’emozione vedere per strada i ragazzini usciti dall’ultimo giorno di scuola. Li riconosci e ti immedesimi con la loro allegria. Come ti immedesimi con gli sguardi già preoccupati dei genitori che vengono dietro. Sensazioni che ho provato e che sono ormai un ricordo. Sì perché, per la prima volta quest’anno, anche la seconda non mi riguarda più. Ed è già nostalgia.
Buona domenica!
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