Ho sempre scritto tutti i miei post dallo smartphone. Ho cambiato telefono e con il nuovo, più grande e sulla carta più comodo, non mi trovo proprio. Prima mi bastava una mano, ora ne servono due e la tastiera è meno sensibile. Dettagli che mi indispongono e che mi rendono meno piacevole un momento, quello di scrivere, che per me é sempre stato di totale relax. Fatto sta che Roberto mi ha mandato tre disegni in cerca di testo da giorni e ho continuato a rimandare di scrivere. Un po’ per la scomodità del telefono e la nostalgia dell’altro, un po’ però per altro che con lo strumento c’entra poco. L’altra causa è il retrogusto amaro con cui sto vivendo questi giorni estivi iniziati con uno shock termico e tanti shock emotivi grandi e piccoli a piacere. Soprattutto dovuti alla morte che non mi ha toccato personalmente ma mi ha messo di fronte agli occhi di chi l’ha subita, lasciandomi appiccicata addosso una sofferenza di cui non mi riesco a liberare. O di cui, forse, non mi voglio liberare. Forse perchè, come da tempo non mi succedeva, non uscire da questo dolore mi sta permettendo di cogliere a pieno il significato della vita. Di prendere le distanze da distrazioni che mi sembravano al contrario le cose importanti e che mi hanno spesso impedito, ora mi è molto più chiaro, di guardare all’essenziale.
Da tempo sento un bisogno di spiritualità che non vuol dire tornare in chiesa ma nutrire lo spirito. Di scegliere una strada meno convenzionale in cui non sia necessario ingaggiare di continuo battaglia per non essere schiacciati. In cui non sia necessario fare la voce grossa per mettere al proprio posto chi pensa, in base a ruoli o a criteri non bene identificati, di essere migliore e quindi poter prevalere sulla mia volontà.
Mi sento come quando decisi di smettere di fumare. La cosa più difficile fu decidere. Pensavo che mi sarebbe mancata la sigaretta della mattina, quella a chiusura di un pranzo, di una giornata difficile o anche di una felice. Pensavo che quella decisione mi avrebbe fatto rinunciare a qualcosa, perché così è disegnato quel marchingegno infernale, mentre ci ho solo guadagnato in salute, disponibilità, profumo, libertà.
Ecco, la nuova sfida che mi sta chiamando è decidere di non reagire per dimostrare la mia forza ma semplicemente di agire, consapevole di possederla. Abbassare i sensori di pericolo. Concentrare le mie risorse sulle cose importanti che è facile riconoscere perché non possiedono materia. Guardare a me e agli altri in modo meno severo e più compassionevole. Che non è rinunciatario neanche questo, anzi, ma è sicuramente più difficile che smettere di fumare.
Buongiorno!

Le scelte difficili
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