La teoria dell’anche meno

Erano anni che non prendevo tre settimane di ferie. Non ho fatto un viaggio importante fuori di me ma ne ho fatto uno importantissimo dentro di me. Ho ancora qualche giorno a disposizione ma sono arrivata a conclusioni fondamentali che spero, da qui in avanti, illumineranno il mio cammino. Prima di tutto che devo allegerirmi. Che caricarmi il mondo sulle spalle è tanto inutile quanto pernicioso. Che ho disperso talmente tanta energia negli ultimi anni, senza recuperarla, che il mio contributo inquinato dalla fatica, ha perso completamente il suo valore. Anzi è si è trasformato in negativo. Che il senso di responsabilità, su qualunque cosa anche non mia, anche non richiesta, mi ha invecchiata, imbruttita e resa pesante senza raggiungere alcun risultato, compreso il rendere felici i beneficiari di cotanto ardore. Che vuol dire che devo fermare la macchina e riavviarla. Utilizzare il salvifico ‘spegni e riaccendi’. Che non ci sono giorni del riscatto da attendere in cui gli altri arriveranno a capire il mio valore. Che é arrivato al contrario il benedetto giorno in cui devo capirlo io, accettando l’umano limite di non potere fare felici tutti. Un grande colpo per il mio dover essere sempre all’altezza di qualsiasi aspettativa e ancora di più per la mia autostima ma contestualmente un grande sollievo, ne sono certa, per tutti i soggetti, oggetto della mia tensione affettiva, a cui spesso ho anche imposto la felicità che mi sembrava più adatta per loro.
Magari il giorno è oggi. La voglio chiamare “la tecnica dell’anche meno”: vi tengo aggiornati, se va bene la brevetto. Daje!

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