Fuori è ancora buio. Mi sono svegliata, ho visto l’ora, sono le tre. Mi piace quando succede perché trovo stupenda la sensazione di avere davanti ancora qualche ora nel letto per poter lasciare andare liberi i pensieri e farmi coccolare dalle coperte. Mi torna in mente ieri. Una giornata di soddisfazione, piena di emozioni, di incontri interessanti. E tra questi un paio di occhi che sono rimasti nei miei, non previsti, e a cui non riesco a non pensare.
Ieri mattina sono andata in un’altra sede a lavorare e per paura di non trovare parcheggio sono uscita prima del solito. Niente colazione solo un caffè. Arrivata a destinazione ho trovato posto proprio davanti a dove dovevo andare e ho deciso di festeggiare con un cornetto e un cappuccino. Fuori dal bar un uomo sulla settantina, seduto con accanto un carrello in cui sembrava avere tutta la sua vita, senza neanche parlare, alzava un bicchiere di cartone incontro a tutti gli avventori per chiedere una moneta. Rifletto sul fatto che ho la sensazione che, ultimamente, il numero delle persone che chiedono l’elemosina sia aumentato. Entro, ordino quella colazione, dal bancone lo guardo senza che se ne accorga. Ha un cappello, la barba di qualche giorno, sembra anche lui incredulo della sua situazione. Ha più o meno l’età di mio padre. Chissà se anche lui ha dei figli. Mentre bevo mi chiedo se prendergli qualcosa invece di dargli qualche moneta. Ne vedo tanti ogni giorno e ho imparato a mettere uno schermo ma stavolta non riesco a distogliere lo sguardo e a non sentire una morsa allo stomaco. Chissà cosa gli è successo. Perché sta lì per strada. Pago e mi preparo qualcosa da dargli. Esco e lo guardo negli occhi, sfoderando il sorriso più caldo che posso. Voglio che passi che non è la pena che mi spinge ma una solidarietà profonda. Che non riesco a capire cosa metta ognuno di noi da una parte o dall’altra della barricata. Che abbiamo inventato bisogni che non c’erano che hanno reso alcuni ricchi da non poter spendere in una vita quanto hanno accumulato ed altri così poveri da perdere la dignità. Che mi sono dovuta svegliare all’alba per cercare un parcheggio, essere felice di averlo trovato e festeggiare con una colazione che non sono riuscita a fare, appena sveglia, per paura di arrivare troppo tardi e che guardando lui mi è sembrato tutto più folle, senza senso ed inutile del solito. Prendo le monete raccolte, le infilo in quel bicchiere di cartone e lo guardo negli occhi sorridendo. Lui non abbassa i suoi e mi ringrazia. Senza pensarci gli rispondo ‘grazie a te’. Me ne vado e continua a risuonarmi ‘grazie a te’.
Buongiorno.☀️
È un altro vecchio disegno di Roberto che spero torni presto a disegnare. 😘