Ieri ho aiutato Roberto a risolvere un piccolo problema e la sera ho ricevuto questo ‘grazie mille!’. Detto che è il più bel ringraziamento di sempre e che voglio condividerlo con chi mi ha aiutato a sua volta a sciogliere un nodo, ne approfitto per fare una riflessione sulla gratitudine. Sono una persona che non si fa mai calcoli sul dare, nel senso che se faccio qualcosa a vantaggio di qualcuno è perché mi va e mi fa felice e quindi non solo non mi aspetto ma non mi interessa avere nulla in più. Questo però non mi impedisce di detestare, non riguardo a me ma più in generale, gli ingrati. Quelli che una volta ottenuto qualcosa dimenticano. Quelli che pensano che gli sia tutto dovuto, non si sa perché. Quelli che cancellano i fatti dopo che sono avvenuti trattenendo il beneficio e ignorando l’artefice. Quelli dei grazie di circostanza che lo senti lontano un miglio che sono finti. Li detesto perché interrompono un flusso universale positivo legato alla parola ‘grazie’: quello che fa sentire amato chi riceve e che offre una bella spinta a chi ha dato per continuare a farlo. Che non sono ruoli rigidi, questo è il bello, perché una volta si è da una parte e quella dopo dall’altra. Chi interrompe il flusso pensa di fare bene a se stesso, dandosi il tono di chi non ha bisogno, e invece fa male a tutti. Ecco perché lo detesto.
Stamattina proviamo a dire un grazie (sentito) in più e provochiamo una bella onda. Buongiorno!