Il salice #anchemeno

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E poi arriva il Natale. Come dico sempre, il periodo che amplifica tutti i sentimenti. Quello in cui chi è felice diventa più felice e chi è triste diventa più triste. Io quest’anno ‘sto’, come da diverso tempo e me lo tengo stretto. Ho trovato un centro a cui mi sto tenendo come ad una boa in mezzo al mare e non voglio mollarlo. È un centro forte, strutturato, sempre in costruzione ma stabile. Dopo anni di ristrutturazione sembra di poter vedere la luce. Una luce indipendente dagli eventi. Sono stata forte, o immaginata tale, per anni. Poi c’è stato un crollo, qualcosa che non mi aspettavo ma che ora benedico. Ho sentito, per la prima volta, di essere fragile. All’inizio mi sono spaventata, anche specchiandomi nell’incredulità degli altri, poi ho coccolato questa fragilità fino a farla diventare una preziosa amica che mai va trascurata. E oggi ‘sto’, consapevole che si può precipitare in un burrone ma anche e soprattutto che se ne può venire fuori. Che non vuol dire che non ci saranno altri momenti di sconforto ma che ho trovato una forza senz’altro migliore della prima. Una forza che non mi fa sentire più la quercia di un tempo ma un salice. L’unico albero, come osservò Jigorō Kanō l’inventore del judo, che non opponendo forza ma piegandosi sotto il peso della neve, riesce, ogni inverno, a restare in piedi e a salvare i suoi rami. Un albero che trovo, peraltro, anche estremamente sensuale. Un albero, che a pensarci bene, è perfetto per rappresentare la salvifica filosofia dell’#anchemeno.

Per l’albero di Natale sono in ritardo ma recupero. Senza stress. Io ‘sto’.

Vai Roby col disegnetto! Noi aspettiamo ❤️Buona settimana

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