L’allarme sul Corona virus è massima ma la sana paura, quella che ci rende guardinghi non immobili, è ciò che preserva la nostra sopravvivenza. E quindi ben venga la quarantena più o meno volontaria.
Come dicevo qualche giorno fa, è ormai evidente a tutti che l’emergenza sia legata al fatto che se ci ammaliamo in troppi tutti insieme, essendo dimensionate le terapie intensive degli ospedali per le situazioni ordinarie e nemmeno tanto, facciamo collassare gli ospedali.
Cosa fare quindi? Mantenere la calma, preferire passeggiate all’aperto avendo cura di non toccare nulla o di lavarsi le mani o disinfettarle subito dopo, evitare strette di mano, baci e abbracci (che magari per qualcuno ci fa pure piacere!).
Non possiamo fare la vita di sempre per un po’ senza discussioni perché non riguarda solo noi ma anche gli altri. Non è cosa che riguarda l’avere o meno coraggio.
Marco sarà a casa da oggi e io da domani (oggi no perché devo recuperare il pc in ufficio) in smart working che vuol dire che risparmierò più di due ore nel traffico, non un giorno ma tutta la settimana, che già di per sé è un vantaggio. Che ci farò con questo tempo? Anticiperò le pulizie di Pasqua, soprattutto ‘sanificheró’ la stanza di Marco, rimetterò a posto le fotografie, le carte che sono cresciute nel giro di qualche mese in cui le ho ammucchiate all’ingresso, cucinerò e non assemblerò cibo come faccio di solito, farò un giro di riparazioni casalinghe che servono. E magari farò la spesa per me quando serve e anche per i miei che se restano a casa è meglio.
Per i contatti userò telefoni e videochiamate. Ma noi qui possiamo anche chiacchierare su questa pagina scambiandoci le nostre esperienze, esorcizzando i nostri timori, aiutandoci a tenere alta la guardia che non significa panico ma responsabilità. Una parola che ci portiamo sulle spalle da una vita e che non ci ha mai fatto paura. Neanche adesso. Daje!
Buona giornata!
Ed ecco Roberto col suo orto di guerra su tela.