Il coronavirus – lo smart working

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Ho preso una decisione importante: da ora fino alla fine di questo brutto momento, scriverò solo del contorno. Per condividere una riflessione oppure farci tutti insieme una risata.
Ormai tutti quelli che devono stare a casa ci stanno, le regole per uscire le abbiamo e quindi l’unica cosa utile che possiamo fare è far passare il tempo pensando al meglio. Nella convinzione che creando un’onda di pensieri positivi finisca prima.
Oggi vi voglio parlare dello smart working, del lavoro agile, del lavorare a casa con l’ausilio di un pc e della possibilità di connettersi in audio/video per accorciare le distanze.
Il tema è che vorrei sollevare è che qualcuno le accorcia davvero troppo. Si appare in video in pigiama, senza nemmeno una pettinata. Dietro vedi frullatori, mattonelle del bagno, letti disfatti (a volte pure abitati). Si parla facendo colazione o pranzando. Entrano in video figli, mariti, mogli. Qualcuno si avvicina alla telecamera talmente tanto che ti verrebbe di metterti la mascherina. Qualcuno parla piano, che non lo senti, per non disturbare tutti gli altri abitanti della casa che sono anche loro in video. E poi, di contro, ci sono loro, i professionisti del video e non solo. Li riconosci subito per prima cosa dall’attenzione nella costruzione del set: alle spalle nessun oggetto che non abbia a che fare con una conversazione di lavoro. Di solito hanno una libreria, con o senza statuetta di Cascella (!), uno scorcio gradevole di una sala o in alternativa una parete bianca. Sanno tutti dosare la luce che la D’Urso gli spiccia casa e si mostrano, se donne con trucco e parrucco perfetti, se uomini sempre con camicia e cravatta. Essendo a metà tra i primi e i secondi, all’inizio non ne capivo lo sforzo, poi ho cominciato ad ammirarli e ora punto all’imitazione. Soprattutto perché vestirsi da lavoro vuol dire soprattutto dare al lavoro uno spazio e un tempo anche quando si è a casa. Mettersi comodi ci può stare ma, soprattutto per le donne, significa sentirsi di poter fare nel frattempo altre mille cose e quindi dilatare i tempi di lavoro e di cura, arrivando distrutte a fine giornata e con la sensazione di non aver fatto nulla come andava fatto (che invece è solo una sensazione perché in questo modo si lavora di più su entrambi i fronti).
Prima di augurarvi buona giornata qualche raccomandazione, sulla base di quello che mi è capitato in questi giorni: silenziate sempre l’audio quando non parlate così che nessuno ascolti quello che vostro figlio vuole per pranzo, verificate che la luce della telecamera sia sempre spenta a fine conferenza per evitare che si vedano sbuffi e gesti di quando non ce la fate più e soprattutto, se avete figli state sempre attenti a come state messi prima di entrare nella stanza dove studiano (che poi sarebbe meglio non entrare), che potreste far ridere un’intera classe.
Buongiorno a tutti!

E sto ancora ridendo per il disegno di Roberto!

Nota di redazione: l’approccio #anchemeno sarà sostituito, fino a fine clausura, con #andràtuttobene

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