Il coronavirus – la spesa e altro

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Ieri sono uscita a fare la spesa. Non ho trovato nessuno se non tre, quattro persone. Tra queste una signora in evidente stato di disagio che già prima di entrare aveva detto a me e ad un altro signore in fila di stare lontani. Dentro con il viso ancora più tirato, la vedo cercare un addetto per dirgli che non c’era nulla, che non era possibile che non rifornissero gli scaffali per far trovare a tutti, a qualsiasi ora, quello che serviva. L’addetto, un ragazzo semplice con la mascherina, che immagino felice il giorno della sua assunzione, le dice in modo gentile che ha ragione ma che la gente già di prima mattina entra e si porta via di tutto, che non fanno in tempo a rimpiazzare la merce. Vorrei tranquillizzare la signora, dirle che quel supermercato lì è sempre stato così, che pur appartenendo ad una catena importante, ha sempre avuto l’aria di dismissione pure prima e che avercelo come ‘il più vicino’ in questa situazione era davvero una sfiga aggiuntiva. Ma non lo faccio. Siamo entrambe senza mascherina: non vorrei elevare il suo grado di terrore nell’avvicinarmi e poi ho anch’io la mia dose di pensieri negativi che mi frullano nella testa. La clausura è complicata per tutti ma devo ammettere che ‘la porta chiusa con tutto il mondo fuori’ di un figlio adolescente, è comoda per un verso (sarebbe stato più faticoso impegnarlo fosse stato piccolo) ma non è facile quando fuori da quella porta ci sei solo tu e, in certi momenti, ti senti messa fuori da due lati. Senza contare che, con i giorni che passano, diventa anche difficile contenere la compressione e la frustrazione di uno che aveva messo in conto per quest’anno solo lo scoglio dell’esame di maturità e si trova invece a fare i conti con un nemico invisibile che gli ha sottratto la sua esplosiva primavera. Finisco il giro rapido e arrivo alla cassa, chiedo una busta di quelle più pesanti, il cassiere mi dice che non crede di averne. Ha l’atteggiamento demotivato di sempre. Sta lì da una vita e ha sempre mostrato, in modo inequivocabile, che sarebbe voluto stare altrove e oggi è l’unica volta che non trovo motivi per dargli torto. Raccolgo dal nastro quello che ho comprato, che è sempre più di quello che ci serve, ed esco con due buste. Fuori il cielo è grigio, ci sono una decina di persone a distanza con mascherine di ogni tipo che accentuano visivamente il clima di provvisorietà. Io non ce l’ho, non l’ho trovata. Ho deciso di non usare nulla di alternativo, di tenermi a distanza da tutti ma di farmi quei due passi respirando a pieni polmoni e, per quanto possibile, di godermela. È la prima volta che esco e passerà del tempo prima di rifarlo: bisogna saper incontrare la felicità anche nelle piccole cose. E se c’è qualcosa che ho sempre saputo fare è proprio questo. Ho sempre pensato, infatti, che non bisogna avere paura dei momenti tristi. Ci sono stati, ci sono e ci saranno ma passano. Esattamente come passano quelli felici: il talento sia saper trattenere quelli giusti.
Buona giornata! ❤️ #andràtuttobene

Ps auguri a tutti i papà, al mio di più! 😁 e auguri anche a Roberto che quando mi parla di suo figlio gli si illuminano gli occhi anche al telefono.

Ps auguri a tutti i papà, al mio di più! 😁 e auguri anche a Roberto che quando mi parla di suo figlio gli si illuminano gli occhi anche al telefono.

Ps auguri a tutti i papà, al mio di più! 😁 e auguri anche a Roberto che quando mi parla di suo figlio gli si illuminano gli occhi anche al telefono.

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