Il coronavirus – le mani e la vita che fluisce

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In questi giorni non ho avuto tempo di scrivere, le pulizie e il riordino mi hanno preso completamente. Con l’intento di non lasciare un centimetro non rivisto, come vi avevo anticipato qualche giorno fa, ho deciso di dedicare qualche giorno a questa attività che un tempo facevo volentieri ma che poi il poco tempo a disposizione mi ha costretto, mio malgrado, a svolgere in modo più efficace e meno affettivo e in parte a delegare. Devo ammettere che pur nella fatica, sono stati giorni pieni di soddisfazione in cui non solo ho smontato tutto lo smontabile, buttato/accantonato per la discarica ciò di cui non avevo ancora avuto il coraggio di disfarmi ma ho anche provveduto a tutta la manutenzione (rimandata) alla mia portata e anche qualcosa di più. Perché in questo periodo, non so se capita anche a voi, anche le chiacchiere con le amiche e gli amici si sono parecchio orientati, oltre che alla cucina e a soluzioni per il fitness in casa, a consigli su riparazioni fai da te e alla promozione di prodotti o rimedi efficaci per la pulizia. Ci siamo riappropriati delle mani, abbiamo riscoperto il piacere di avere cura delle cose e anche di ripararle. Ce lo raccontiamo e ci stupiamo della tanta gioia che possa regalare una macchia sparita, una scarpiera in ordine, il bianco redivivo delle fughe delle mattonelle o una parete ravvivata da una pittura fresca. E, se anche non accompagnati da letture orientali che inquadrino il tutto in una terapeutico eliminazione di ciò che ci appesantisce, trovo che in molti si siano fatti prendere la mano dalle endorfine, me compresa. Ieri però appena mi sono fermata, rimandando al prossimo week end ciò che è rimasto fuori per finire, sono crollata fisicamente: brividi, dolori alle giunture, anche alcune di cui ignoravo l’esistenza, e un malessere diffuso che mi ha costretto in pausa pranzo a mettermi sotto le coperte per tentare il recupero. Che c’è stato, fugando i timori che potesse essere altro (che di questo periodo qualsiasi défaillance è foriera di brutti pensieri). Questo per dire che se è vero che l’allenamento quotidiano di anni, mi consente oggi di lavorare per ore, senza sosta, al computer, l’averlo perso su tutto il resto, lo pago. Che al fisico non basta l’entusiasmo e nemmeno gliene frega più di tanto delle maniglie che brillano, reclama anche lui cura. E dalla prossima settimana sarà quello di cui voglio occuparmi, con la stessa foga della sanificazione del materasso. Perché se la mente vola e il corpo non segue non si esclude la caduta, virtuale o reale che sia.
Un’ultima riflessione generale: mi manca uscire e fare programmi. Oscillo tra la curiosità e la preoccupazione di conoscere ciò che ci aspetta. Nel frattempo però vivo il dentro casa e il dentro me stessa come un’occasione, un viaggio che non mi aspettavo. Intorno a me, in questo momento l’inconsueto silenzio è rotto solo dai versi degli uccellini. Una nuova sonorità che è esplosa appena hanno smesso di avere il sopravvento i rumori della città. È la vita che se ne frega, che fluisce in qualsiasi spazio gli si apra. Ecco, gli uccellini lo dicono meglio.
Buona giornata ed è anche arrivato Roberto con il suo disegnetto che neanche mi avesse visto all’opera.

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