Il coronavirus – gli abbracci che mancano

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Sono tre giorni che piove. Fa anche freddo a tratti. Dopo il lavoro mi infilo sotto il piumone e passo ore a vedere serie televisive, per lo più romantiche, che mi danno la possibilità di piangere senza approfondire. Dopo mi sento meglio anche se quel finto amore non riesce a sedare il desiderio di amore vero, di abbracciare chi amo, la mia famiglia, gli amici. L’ho scritto di impulso alla mia amica Enrica che mi ha risposto testuale ‘E vabbè dai lo faremo. Ma non prima di primavera prossima 😔 non pensarci. Tutto tornerà tranquilla’. C’aveva da preparare la cena, non le andava di cedere alle mie lagne e ha liquidato me e la mia tristezza confortandomi con la notizia di un anno di quarantena. Se ne trae che: uno, in tempi in cui gli equilibri sono fragili meglio un film che scaricare su altri che devono necessariamente difendersi; due, meglio non interagire con Enrica mentre prepara la cena, al limite dopo; tre, le amiche sono le uniche capaci di farti tornare in te in un nano secondo pure se svieni, senza schiaffeggiarti.
Roberto, che è un po’ veggente mi ha, invece, mandato in regalo questo disegno corredato della canzone che dice che ‘da qualche parte sopra l’arcobaleno i cieli sono blu e i sogni che osi sognare si avverano realmente’. Ho avuto il mio abbraccio e la mia dose di speranza e ottimismo. Posso andare a dormire più serena. Buonanotte a tutti! Pure a Enrica…

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