L’altra sera mentre passeggiavo in un parco di Roma pieno di storia e di storie, ho visto una mamma giocare a pallone con suo figlio, non più di 7 anni, che indossava una intramontabile maglietta dell’uomo ragno. È stato un attimo pensare al mio ex bambino, al tempo passato in fretta e al fatto che è arrivato, in un baleno, il momento della sua autonomia. Che tra poco uscirà di casa per andare a studiare e che, ancora una volta, farò in modo che la felicità di vederlo spiccare il volo prevalga sul dolore del distacco. Un lungo allenamento passato attraverso tutte le esperienze che hanno trasferito, passo dopo passo, la responsabilità della sua vita da me a lui. Un regalo che ho costruito per anni e che è arrivato il momento di consegnargli per dargli la possibilità di diventare l’uomo che vorrà. Quello che spero tratterrà il meglio di ciò che ha ricevuto e trasformerà in meglio il resto. Nessuno ci insegna a fare i genitori e, come direbbe mio figlio, si vede. Ognuno di noi punta a trasferire ai propri figli ciò che ritiene più prezioso. C’è chi mette davanti a tutto la tranquillità economica, chi la cultura e chi, perché no, la fede calcistica. Io a Marco ho voluto donare la libertà. Quella di poter scegliere e di non doversi preoccupare che a me piacesse. Che si è concretizzato nel dargli gli strumenti per pensare e non il pensiero ed accettare che i suoi ragionamenti potessero arrivare anche a conclusioni non gradite. Cosa accaduta, fin qui, quasi sempre. Che vuol dire un’immensa fatica ma anche che, paradossalmente, io abbia fatto un ottimo lavoro.
Prossima vita, anche qui, #anchemeno (consiglio a chi ha ancora figli piccoli: impeditegli di mascherarsi da uomo ragno, poi non li fermate più!😀)
Buona giornata!
Ed è arrivato il disegno di Roberto, nemmeno fosse stato qui con noi!