Ieri Marco è dopo la gara che ha disputato nel fine settimana dove lo avevo raggiunto, invece di tornare direttamente dove studia, è tornato a casa a Roma. Un ritorno di chilate di vestiti da lavare, scarpe infangate da recupero archeologico, lunghi bagni nella vasca di cui sentiva la mancanza (nel senso che lì ha la doccia, non che non si lava 😀), abbuffate di cibo che neanche dopo una carestia, e disordine libero che un tempo mi avrebbe fatto sclerare e che invece mi sono goduta come la nonna di casa Surace. Ieri sera abbiamo cenato, anche con suo padre, e fatto un minimo di punto sull’attuale e il da farsi. Riparte all’ora di pranzo. Dormire sapendolo a casa è una sensazione bellissima e lasciarlo andare ogni volta non è per nulla facile anche se ormai la decisione è presa. Ed è solo frutto di un amore grandissimo. Quello che, potendo ovviamente, mette davanti la sua realizzazione rispetto alla falsa tranquillità di averlo sotto gli occhi. Che è consentirgli di cominciare a camminare con le sue gambe per essere pronto, quando sarà il momento, di volare sicuro e, non da meno, libero da qualsiasi senso di colpa. Che non vuol dire che sento il nido meno vuoto quando se ne va. Ma che è un prezzo, che sono disposta a pagare per la sua felicità che mi lascia, come contropartita, un tempo nuovo da perdere pensando a ciò che è stato o da investire continuando a guardare avanti in una nuova dimensione. Che la seconda, a ben vedere, è il regalo più prezioso e importante che possa fargli, dopo quello di averlo lasciato andare.
Ed ecco giunto anche l’allegro contributo di Roby che quando sorrido mi vede bellissima! 😂😂😂