Incubi notturni

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Ho avuto un incubo e mi sono svegliata.

Ho mangiato troppo ieri sera. Come in questi ultimi giorni. Fortunatamente non ho preso peso da preoccuparmi ma devo stare attenta. Sto troppo in casa e lo smart working ha la terribile contro indicazione di avere il frigo a portata di mano. Fortunatamente, stando sola, posso tenerlo vuoto ma qualcosa da evitare, come gli avanzi di qualche pranzetto o qualche cena amicale, seppure ristretta come da Dcpm, volendo si trova sempre. Ed è proprio sul ‘volendo’ che devo tornare a lavorare. Che a cedere alla noia e al ‘da domani ci sto attenta’, con un domani che scivola in avanti senza soluzione di continuità, è un attimo. Meno male che Rocky mi costringe ad uscire e camminare e che ho ricominciato il fitwalking. Ma non basta. Serve monitoraggio e attenzione. E non devo mollare.

Tornando all’incubo non credo, però, sia stato solo per il mangiare. La verità è che rimettermi in discussione, come sto facendo con determinazione da diversi mesi, vuol dire anche scannerizzare tutto ciò che è stato. Passarlo al setaccio senza pietà fino a far cadere il velo. Su di me ma anche su tutto ciò che mi è passato vicino. E scoprire la verità, se lo si fa decidendo di non nascondersi nulla, fa davvero molto male. Ma stavolta non voglio sottrarmi perché, c’è poco da fare, non si ottengono risultati gratis. Come per la forma fisica. Che comunque stare nel dolore, viverselo, non vuol dire piangere, battersi il petto, sentire canzoni tristi e negarsi momenti felici tutti i giorni. Significa solo non riempire la vita fino all’orlo per evitare di pensare. Significa concedersi e accettare qualche naturale momento di sofferenza e solitudine. Significa non cercare fuori ma dentro. Significa, ogni tanto, svegliarsi nella notte senza fiato. Ma anche, nel frattempo, cercare di godersi tutto il resto. Che, a guardare bene – anche solo dal barattolo della felicità che continua a riempirsi – non è per niente poco.

Che se me lo avessero detto che non serviva certo il cilicio e la fustigazione a mo’ de ‘Il nome della rosa’ per venirne fuori, mi ci sarei dedicata con meno preoccupazione anche prima.

Ed ecco perché, vi dovesse servire, ve lo sto raccontando. 😂

Buon fine settimana!

Ed è arrivato anche il disegnetto di Roberto. Che ce lo siamo detti un sacco di volte che la solitudine è un sentimento che solo un frigorifero vuoto riesce a rappresentare a pieno. 😜

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