Oggi è martedì grasso. Nella nostra famiglia il carnevale aveva il sapore delle castagnole di zia Ida. E a dire il vero ce l’ha tutt’ora e ce lo avrà sempre, anche se la zia ci ha lasciato da diversi anni. Piccola ma con una forza che non ci si poteva aspettare, era capace di produrne quintali che distribuiva a tutti, figli nipoti, amici dei figli e dei nipoti. E tutti speravamo, ogni anno, di riuscire a rientrare tra i destinatari. Devo dire che spesso siamo stati fortunati e a volte le ha portate a mia madre, anche di persona. Prendeva il treno con il prezioso carico e si presentava con quella busta che sapeva della sua schiettezza e della sua allegria. Me la ricordo da sempre vestita di scuro, magrissima, con i capelli raccolti in una cipolla (che a casa nostra, ‘chignon’ non si è mai usato), con una catenina d’oro con il medaglione al collo e una risata che la potevi riconoscere tra mille. Le sue castagnole che ripassava, dopo averle fritte, nello zucchero caldo, diventavano una specie di grandi gioielli che riflettevano luce attraverso i cristalli. Durette fuori, morbide e asciutte dentro, buonissime. A tal punto che per me non ce n’è mai stato per quelle di pasticceria o anche di fatte in casa. Quelle di zia Ida erano e restano inimitabili e irraggiungibili. Ebbene, domenica ne avevo davvero voglia. Ho tirato fuori la ricetta e mi sono cimentata, che non lo facevo da tempo infinito. Come ovvio è venuto fuori qualcosa di solo lontanamente paragonabile, ma il profumo di casa, di famiglia, di buono, c’era tutto. Ed è stato davvero bellissimo esserne avvolta. La storia di zia Ida e di zio Quinto, intrecciata a quella di mia nonna Speranza, sorella di quest’ultimo, e di suo marito Mario, con tutti i loro (tanti) figli, è una storia lunga e straordinaria, di quelle da saga. Di quelle che bisognerebbe raccontare. Di quelle che non sono l’icona della resilienza, l’hanno proprio inventata.
Le castagnole di domenica sono durate poco ma quel tanto che è bastato a regalarmi un momento speciale per il palato e per il cuore. Dopo 12 km di camminata, anche senza alcun senso di colpa. 🤩
Il martedì grasso porta via un carnevale che non c’è stato. Ce ne saranno di nuovi e per ognuno di noi ce ne sono stati tanti belli. Ed è così che si fa nei momenti in cui non dice bene. Si guarda al futuro con fiducia e ci si fa scaldare dal passato che non passa. E magari si mettono su a fare le castagnole di zia Ida.
Buon martedì grasso e buona giornata!
E poi come sempre Roberto, quando si parla di cucina, non mi da fiducia. Come mio figlio. E invece ho chi mi apprezza… 😉