Le vacanze di Pasqua sono di fatto un week end lungo un giorno di più ma hanno un valore importante di rinascita e non solo per i credenti. E quest’anno ne sentiamo talmente tutti il bisogno che anche la primavera è esplosa con dei colori che colpiscono gli occhi e anche il cuore. E allora fermiamoci un momento, raccogliamo le forze, facciamo il pieno di energia, prendiamo la rincorsa e andiamoci a riprendere il futuro.
Ho letto un cartello su un balcone che diceva ‘non arrendiamoci’ che non è più la speranza dell‘’andrà tutto bene’ ma l’invito a tenere duro ancora un po’, che è quasi finita.
Per questo giorno di festa ho cucinato. Non lo facevo da tantissimo tempo e l’ho sempre fatto con un certo stress. Stavolta, mi sono affidata alla guida in DAD di Ester, e dopo aver fatto la spesa al mercato (in realtà me l’ha ordinata lei ed io sono solo andata a ritirarla durante la pausa pranzo) per la prima volta ho affrontato la sessione culinaria non pensando al risultato ma godendomi il mescolare, l’assemblare, il trovare i tempi giusti, le forme e i profumi. E ho capito perché a tante persone piaccia farlo. Nella mia vita ho avuto sempre accanto a me chi sapeva cucinare meglio e ho sempre lasciato il campo libero. E non me ne pento anzi riconosco di essere stata molto fortunata. Dico solo che ho scoperto che cucinare può non essere la fatica che gli ho sempre attribuito ma un’attività di piacere puro anche prima del mangiare. Ed è questo, secondo me, che distingue la bontà di ciò che assaporiamo. Quanto amore e gioia ci mette chi cucina. Ed è anche per questo che ho scelto la maestra migliore. Quella che mi ha insegnato non i minuti di cottura ma quel ‘lo vedi quando è cotto’ che mi ha costretto a togliermi la veste da alchimista e metterci attenzione e cuore. Oggi mi resta solo da infornare e vedere che è venuto fuori.
A tavola, causa Covid, ho invitato solo i miei genitori e mi piace davvero che siano proprio loro i primi destinatari di questa mia prima esperienza sensoriale. Poi vi dirò.
Buona Pasqua!
Roberto ha pensato a dolci maschere di cioccolato che non aspettano altro che di essere mangiate per tornare a vedere i colori. Perché non arrendersi, può non essere un’attività spiacevole.