Un week end a Nizza

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Ho conosciuto Anna in ufficio, almeno 23 anni fa. Siamo state insieme in stanza, in due diverse esperienze professionali, per una decina di anni. Insieme abbiamo passato momenti indimenticabili sia nel bello che nel brutto. Con lei ho avuto scazzi atomici che non ho mai avuto, non dico con altri amici, proprio con nessuno. Eppure, anche nei momenti più difficili, non ho mai pensato che ci saremmo perse. Come dico sempre, a lei ho perdonato parole che non avrei mai perdonato a nessuno. Perché le ho sempre ritenute tali. Come succede con qualcuno di famiglia che ci discuti anche con più leggerezza perché non hai paura che smetta di volerti bene per questo. E lei, credo, uguale verso di me. Con lei ho riso e rido ancora tantissimo. È una delle persone al mondo che mi fa più ridere. Non è politicamente corretta ed è capace di affermare con forza impressioni su cose e persone, senza alcun filtro, che spesso irritano ma su cui poi, a distanza di anni, ti rendi conto che aveva ragione. La cosa più divertente di Anna è che ha sempre usato con sapienza un basso profilo da signora innocua, paffutella e sorridente, e che questo le abbia consentito, più di una volta, di avere la meglio sugli interlocutori più arroganti che, sicuri di fargliela senza problemi, si sono ritrovati fuori gioco senza nemmeno accorgersene. Uno spettacolo a cui è sempre stato un vero piacere assistere e che mi auguro ricapiterà. Nei periodi in cui non abbiamo lavorato insieme, ci siamo sempre continuate a sentire di tanto in tanto ma non ci siamo viste spesso. Questo week end andava a trovare sua figlia che sta facendo la specialistica di chirurgia a Nizza e mi ha detto se mi andava di andare con lei. Le ho detto di sì e sono stati 2 giorni e spicci fantastici. Di ripasso di vecchi ricordi ma anche di produzione di nuovi. Abbiamo camminato, parlato, bevuto e mangiato fino a non poterne più. Ha comprato come al solito degli oggetti improbabili ma stavolta si è superata con dei magneti di metallo colorati, di quelli da frigo, che avevo appena finito di chiedermi chi mai potesse comprare tanto orrore, che è uscita lei dal negozio trionfante. Lei con il suo immancabile gilet che ne ha decine di tutti i materiali e tutti i colori. Stavolta imbottito ma su una maglietta a maniche corte; che su un altro ti chiederesti se non abbia caldo addosso e freddo sulle braccia ma su di lei no, perché sai che non è un semplice oggetto di abbigliamento come non lo per Peter Parler la tuta da uomo-ragno. E ho anche conosciuto Giulia che avevo visto da piccola e poi seguito attraverso i racconti della mamma, che è stata con noi nei ritagli. Una donna con l’anima stampata sul sorriso, dolcemente determinata. Rassicurante ma anche simpatica e divertente. Insomma come ti immagini proprio debba essere un medico. Che a parte i racconti splatter (che non c’è nulla da fare sono un must a cena se vai con chi frequenta le sale operatorie), è stata davvero la ciliegina sulla torta di questa mini avventura. Probabilmente con Anna non ci vedremo più per mesi. Ma non importa. L’importante è farlo ogni tanto per riallinearci, che altrimenti ci perdiamo pezzi che meritano ma anche per fare insieme le cretine che ci viene benissimo. Che come dice R. W. Emerson: ‘è una delle benedizioni dei vecchi amici che tu possa permetterti di essere stupido con loro’.

Buona fine di domenica e buona settimana. E Roberto stavolta ha avuto il racconto in anteprima!

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