Martedì mi arriva una telefonata da Elisa. Rispondo e lei tutto d’un fiato: ‘Venerdì sono a Roma per lavoro che pensi se vengo la sera prima a dormire da te e ceniamo insieme?’ E io ‘Non penso, vieni…’ Con lei è così. Io vado, lei viene. Se non possiamo, se abbiamo altro, se non ci va ce lo siamo sempre detto senza problemi. È come avere famiglia in un’altra città. Lei a Roma e io a Firenze che è qualcosa che ti amplia la prospettiva. Ieri ho lavorato tutto il giorno senza neanche interrompere per pranzo, cosa che ho dovuto fare per forza alle 18:30 per far uscire Rocky. Che non gli sarò mai grata abbastanza per costringermi a staccare, ponendo priorità, e riprendere fiato e anche lucidità. ‘Arrivo alle 19:15’ mi scrive Elisa. Le rispondo: ‘Ha piovuto finora ci metteremmo ore se vengo con la macchina. Prendi la metro e ci vediamo all’uscita’. Camminiamo per un’oretta e poi le andiamo incontro. Ovviamente camminiamo sui marciapiedi opposti, lei alla luce e noi al buio e alla prima non ci becchiamo. Torno indietro e la vedo. Ci salutiamo, mi guarda e mi dice subito ‘Sei stravolta, ma che hai fatto?’. Che vuol dire che non ti vede bene e non rimanda di dirtelo neanche un secondo. Che solo un’amica ti può dire una cosa così e tu la consideri una coccola. Parliamo senza soluzione di continuità per 3 ore e mezza, verso casa, davanti ad una pizza e ad una birra e poi in pigiama. La stanchezza c’è ma quelle chiacchiere in libertà mi rimettono al mondo. Mi guarda e mi dice che ho cambiato faccia. Che sta tornando la mia solita e che devo fare qualcosa per non perderla. Ridiamo. Ci si chiudono gli occhi ci auguriamo la buonanotte. Le dico che scenderò presto con Rocky, di aspettarmi che facciamo colazione insieme prima che vada con qualcosa di buono. Ed è con questo pensiero che più che mi addormento, svengo. E come mi succede quando il sonno arriva immediato e profondissimo dopo qualche ora mi sveglio. Avvolta nel buio e nel silenzio ripenso a ciò che ho fatto, a qualcosa che mi è successo e che mi ha turbata, a qualcosa che devo fare. Programmo, cambio programma. Poi in questa totale assenza di luce e suoni, percepisco nitidamente il respiro di Rocky e provo ad allineare il mio con il suo. Non lo vedo ma riesco a percepire la serenità di chi si sente al sicuro. Mi rassereno anche io e mi torna la voglia di abbandonarmi di nuovo al sonno. Vado. O meglio torno a dormire. O almeno a provarci. Buonanotte ancora per un po’ e buongiorno a chi è già sveglio o si sveglierà fra poco.
Grazie all’amicizia, umana e non, capace di rimetterci al mondo. Che mai modo di dire fu più più azzeccato.