Nell’ultimo mese e mezzo mi è sembrato di stare sul tacadà senza alcuna possibilità di scendere. Un incubo soprattutto perché non ho mai amato il lunapark. Ho incontrato la paura che immobilizza e quella che muove. La speranza che abbraccia e l’illusione che sguiscia. La vita che fa casino e la morte che illumina. L’amore che può riscaldare ma anche bruciare. La verità che regala ordine e pulizia e la bugia che insozza ogni cosa.
E sopra, sotto e a segnare ogni lato – grazie a Dio, al mondo o qualunque altra energia voi abbiate a cuore – unica e sola a potermi salvare ho incontrato non la fede ma l’amicizia. Quella che a dispetto dei segni è capace di produrre benessere sia in entrata che in uscita.
Oggi però, a costo di caracollare, ho deciso di buttarmi giù dalla giostra e di iniziare, per quanto possibile a ritrovare un po’ di noiosissima pace. Provateci anche voi a dare sollievo, di tanto in tanto, al cuore ma anche alla testa per essere pronti ad affrontare al meglio il giro successivo. Che finché si può, faticoso o meno, e sempre a patto che ne valga la pena, non bisogna perderne neanche uno.
Vi lascio con questa poesia di Albert Camus che racconta la consapevolezza e la speranza che voglio dedicare a chiunque stia combattendo la sua battaglia, visibile o invisibile.
Invincibile estate
Mia cara,
nel bel mezzo dell’odio ho scoperto che vi era in me un invincibile amore. Nel bel mezzo delle lacrime ho scoperto che vi era in me un invincibile sorriso. Nel bel mezzo del caos ho scoperto che vi era in me un’ invincibile tranquillità. Ho compreso, infine, che nel bel mezzo dell’inverno, ho scoperto che vi era in me un’invincibile estate. E che ciò mi rende felice. Perché afferma che non importa quanto duramente il mondo vada contro di me, in me c’è qualcosa di più forte, qualcosa di migliore che mi spinge subito indietro.
E ciliegina sulla torta il disegno di Roberto che stempera il pathos, che alleggerire ci sta sempre bene.
Che ne dici?