Ho vissuto, qualche tempo fa, una storia indimenticabile come possono esserlo solo quelle impossibili. Solo poco più che un paio di mesi ma di quelli in cui si concentra tutto il bello e tutto il brutto. Di quelle in cui le anime si toccano ma le vite restano distanti. Di quelle che ti trovi a parlare per ore e ore al telefono e quando sei insieme non riuscendo a smettere neanche quando sarebbe il caso di farlo. Di quelle che lo capisci subito che sono sfidanti ma tanto è il fuoco che ti arriva che non solo non ti sottrai ma ti fai coinvolgere completamente, incurante del prezzo che sai pagherai di lì a poco quando finirà. Di quelle che ti stupisci a scambiarti ‘ti amo’ e a sognare di svegliarti ed addormentarti insieme ma che hai difficoltà ad organizzare anche solo un week end.
Di quelle che dopo poco è lui che ti dice di dargli il tempo per schiarirsi le idee e che tu, dopo un primo momento in cui ti ribelli alla decisione di non capire insieme e ti dispiaci, usi quel tempo per lasciare andare ciò che rendi conto non potrà mai farti felice.
Perché seppure l’amore astratto, l’attrazione fatale, mi fanno sentire viva, non mi bastano. Perché l’amore per me ha senso solo se accompagnato da attenzione, concretezza e volere il bene dell’altro che si traduce in pace, lealtà, rispetto, affidabilità, accudimento, protezione; tutte cose che devono esserci da subito e su cui non serve concentrazione, che non possono sfuggire e su cui, soprattutto, non si può chiedere tempo. Parlo di quel bagaglio iniziale su cui costruire lo stare bene e non attivare allarmi. Perché non si sta bene quando qualsiasi impegno può essere disatteso fino all’ultimo momento e qualsiasi promessa conta fino ad un certo punto. Perché non si sta bene quando fuori della porta c’è un passato in bilico non per rinnovato sentimento ma per allontanare, questa e ogni volta, l’idea di un amore nuovo di cui non si conosce il finale, davvero troppo impegnativo per chi rimanda di continuo il fermarsi e addirittura il respirare. E non si sta bene quando la confusione diviene più che rifugio, casa.
Ammetto che le mie reazioni davanti ad ogni aspettativa delusa siano state ‘toniche’ soprattutto in relazione al tempo condiviso, ma se c’è qualcosa su cui non riesco a soprassedere, è proprio il rispetto dei sentimenti e la cura con cui meritano sempre di essere trattati. Da chiunque partano e a chiunque siano destinati. Che per capirci ha senso dire ‘non posso vivere senza te’ solo se si prova realmente o se ci si sta rivolgendo all’ossigeno. Che l’obiettivo dell’amore è creare un luogo felice e soprattutto coerente e pieno di fiducia, non certo una dipendenza affettiva fatta di slanci e ritrosie, dubbi e struggimenti, foriera di sofferenza tanto acuta quanto inutile.
Una sofferenza non sana in cui, seppure per poco, sono inciampata e che sono riuscita ad attenuare solo quando mi sono accorta che l’energia che ha portato questa storia nella mia vita, mi è rimasta attaccata addosso e che il mio cuore, la mia mente e il mio corpo ne sono sorprendentemente pieni. E che questo nuovo stato è un grande regalo.
Che è il motivo per cui, oggi, non solo riesco a ringraziare il mondo per questo incontro del cuore ma anche ad augurare a questo Amore che è stato, il meglio.