La mamma di Marco

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Qualche mattina fa mentre camminavo a piedi per riprendere Rocky dai miei, incrocio un ragazzino di 11/12 anni che andava a scuola con una giacca a vento blu, il cappuccio sulla testa e un trolley per libri e quaderni. A quell’età i ragazzini si somigliano un po’ tutti e mi è venuto in mente Marco. L’ho guardato, gli ho sorriso e lui ha subito chinato lo sguardo verso terra e ha allungato il passo intimidito. Come ho fatto io a suo tempo, anche i suoi genitori lo avranno messo in guardia verso gli sconosciuti e al pensiero che possa vedermi come una minaccia, sorrido. Mi capita spesso ultimamente di pensare a quanto sia passato in fretta il tempo. A come quel mio ragazzino a cui destinavo un servizio di caring 24 ore su 24, sia diventato un giovane uomo con servizio di aiuto a chiamata, meno frequente ma assai più impegnativo. A dire il vero, mi capita spesso di sperare che si affranchi presto anche da questa necessità residuale e smetta di mettere alla prova la mia capacità di problem solving. Ma questo solo quando mi chiama mentre sto lavorando o sono impegnata in altro e lui spende la fastidiosa carta: ‘sono tuo figlio cosa ci può essere di più importante?’ Ma in altri momenti, invece, mi auguro avrà sempre qualcosa da chiedermi. Senza esagerare, piccola a piacere. Per sentirmi ogni tanto la mamma di quel ragazzino con la giacca a vento blu e il cappuccio tirato su la testa che, lo ammetto, in certi momenti mi manca proprio tanto. Buona giornata!

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