Laddove tutto è possibile

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Squillo di messaggio, sullo schermo in anteprima vedo che si tratta di mia cugina Marina. Resto sorpresa perché mi scrive raramente e quindi approfitto del momento morto di una call per aprirlo e leggere: ‘guarda cosa ho trovato’. C’è una foto e ci sono io di 30 anni più giovane, con dei capelli a dir poco migliorabili, seduta vicino a Luigi che da dietro mi cinge con un braccio. Mi scendono immediatamente le lacrime e mi si rompe la voce. Spero che il mio interlocutore non se ne accorga e chiudo con lui velocemente. Poi mi metto lì a guardare quella foto. Ad ingrandirla. Ad osservare ogni particolare. Ricordo perfettamente quell’estate e chi era dall’altra parte della macchinetta fotografica e ci metto un attimo a girargliela: ‘Questa ce l’hai fatta tu una vita fa. Mi ha spaccato il cuore. Ma poi mi ha anche fatto tornare indietro alle tante risate di quell’ultima estate di gioia’. Quell’estate che passammo insieme Luigi, Luciano ed io. La panda sgangherata, Zucchero e Pino Daniele a palla, la chitarra, il cantare a squarciagola e loro a dirmi che gli rovinavo la piazza e che volevano mettermi un adesivo sulla maglia con scritto CUGINA. Luigi l’aveva scampata, quando lo avevano dato per spacciato solo pochi mesi prima, e noi ci sentivamo leggeri, felici ed invincibili come lui. Lui che una notte di settembre dell’anno dopo invece ci lasciò. Senza parole e senza musica.
Ieri con quella foto in mano e con la risposta di Luciano che mi rinnovava lo stesso affetto di quando eravamo piccoli, ho pensato a quante cose erano successe da quando non c’era più. A quante cose gli avrei raccontato se fosse ancora qui. Che sarebbe stato bellissimo poterlo avere ancora con me e farmi abbracciare. E poi che in realtà ancora ce l’ho, perché, ancora oggi, quando sono in difficoltà lo cerco e mi chiedo cosa mi avrebbe detto. E lo so sempre. Nel post di ieri scrivevo che mio figlio mi dice che è meglio vivere la vita che fotografarla. Credo che in generale abbia ragione. Anche se noi quell’estate lì la vivemmo e, grazie al cielo, la fotografammo anche. E ieri trovarmi Luigi davanti in quello scatto, mi ha restituito una emozione che mi ha bloccato il respiro. Perché visualizzando quella immagine ho capito che quel braccio non mi aveva mai lasciato davvero. Perché è così che funziona l’amore. E a volte perdere un secondo per frizzare un momento di vita ci sta. Anche se in quel momento lì ti sembra di perdere tempo. Buonanotte e sogni d’oro. Quelli in cui tutto è possibile! ❤️

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