La variante personalizzata del ‘Come va?’, tema già trattato in altro post, è il ‘Come stai?’. Si tratta di una domanda più intima e affettuosa che di solito liquido con una, massimo due parole (bene, non bene, meglio…). Quando di fatto di parole, per rispondere compiutamente, ce ne vorrebbero molte di più. Questo perché, non sempre, chi pone la domanda ha davvero a cuore la risposta. E può succedere che mentre ti apri, pensando che gli interessi davvero, quello/a nel migliore dei casi guarda l’orologio e nel peggiore è già andato/a via, lasciandoti a parlare da sola come una scema. D’altro canto è anche vero che, chi la pone, senza superficialità, ma alla persona o nel momento sbagliato, possa trovarsi sequestrato da qualcuno che voglia informarlo con un’eccessiva dovizia di particolari dello stato del sé. Questo per dire che, come tutte le domande che riguardano l’altrui universo, vanno maneggiate con cura.
Il buongiorno del 18 dicembre
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