Leggenda e storia

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Riflettevo su come le leggende nascano spesso dalla superficialità delle analisi e dalla incompleta considerazione dei dettagli. Si pensi per esempio alla solidarietà maschile, quella, per capirci, che le donne possono solo sognarsi (!). Con tutti i limiti delle generalizzazioni, a guardare bene è vero che gli uomini si scelgono fra loro, parlano e ridono delle stesse cose, si tengono il gioco per coprirsi a vicenda. E soprattutto gli basta un pallone per sentirsi amici. Come è altrettanto vero che alle donne non basta un pallone, che si scelgono e scelgono per affinità profonde, indipendentemente dal genere, che si coprono solo se condividono l’azione messa in campo e che i temi di cui parlano possono essere i più diversi e non sempre condivisi. Fin qui la leggenda, volendo, potrebbe avere, seppure discutibili, dei contatti con la realtà. Ma c’è un dettaglio, importante, sfuggito all’analisi. Come la mettiamo con la curiosa pratica (che si protrae ben oltre l’adolescenza!) delle misurazioni sotto la doccia dei dopo partita? La solidarietà vera imporrebbe il silenzio e la discrezione. È risaputo come non sia affatto così. E questa non è leggenda ma storia.

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