Da ieri, tre giorni di quiete dopo la tempesta. Marco è partito per una gara e io lo raggiungerò solo venerdì. La partenza ha comportato una dose di energia extra non prevista ma ora sono qui a godermi il risveglio solitario. Un quasi adolescente occupa spazio fisico e mentale. E se sei una di quelle che non fa la mamma a tempo pieno ma nemmeno a tempo, insomma se se una di quelle che cercano di esserci sempre anche se fanno altro tutto il giorno, arrivi alla sera che sei da buttare. E ti chiedi se ci sia un’alternativa meno faticosa. Mi ricordo bene quando avevo l’età di mio figlio. La mia carica di ribellione. Il fatto che non ce l’avevo con i miei genitori ma volevo solo più libertà e che si fidassero. Certe volte quando gli parlo mi ascolto e penso che, se potessi, direi a Marco di non ascoltarmi. Dico tante cose ‘per il suo bene’ proprio antipatiche. Cerco la strada per indurlo ad andare dalla parte giusta ma non sempre, credo, di trovare la migliore. Con un preciso obiettivo davanti, che per me è quello di crescere un uomo buono, felice e con tutti gli strumenti di educazione, sentimentale e accademica, per poter vivere bene, tento. Quello che sto pensando in questi giorni è che non voglio più dimenticare di pensare in futuro a quello che sta provando lui ora. Troppo spesso ci passo sopra con l’idea che so io cosa sia il meglio per lui. Ed è anche vero per certi aspetti ma anche lui comincia a saperlo. Ed è mio compito quello di trovare il giusto compromesso. Lui non è me e potrebbe non essere completamente d’accordo con i miei progetti. E io devo aiutarlo a diventare lui, non me. Cercando di gestire tutte le paure che mi attanagliano sul fatto che possa crescere con qualche caratteristica a me davvero invisa.
Abbiamo discusso molto quest’anno sui compiti per le vacanze che non ha ancora finito e non credo riuscirà a finire. Dopo due mesi di inviti a pianificarsi, di controlli, di aiuti e di liti anche pesanti sul tema, mi chiede mogio a una settimana ormai dall’inizio delle scuole: ‘Mamma ma pensi che riuscirò a finirli?’. Gli rispondo di pancia: ‘Non credo proprio!’. E lui senza ritegno: ‘Le mamme dovrebbero essere incoraggianti. Tu non lo sei affatto!’.
Chissà che non abbia ragione lui. L’anno prossimo invece che stargli dietro come un allenatore, mi metterò a fargli il tifo dagli spalti!
Nessuno ci fornisce un manuale. Ci tocca andare per tentativi. Si prova. Con determinazione. Con amore.
Si riesce. Si fallisce. Si ricomincia. E a me ogni tanto viene anche voglia di dire: ‘Che palle!’. La chiamano umanità.
Provato buongiorno!
Vorrei sottolineare una frase per ricordarmela: “Lui non è me e non potrebbe essere completamente d’accordo con i miei progetti. E io devo aiutarlo a diventare lui, non me” … Vero e difficilissimo
"Mi piace""Mi piace"
La cosa più difficile della vita…
"Mi piace""Mi piace"