Passo al lavoro molte più ore diurne che a casa. Passo più tempo con i miei colleghi che con la mia famiglia o i miei amici. So tanto di loro e loro sanno tanto di me. Abbiamo imparato a riconoscere giorno dopo giorno, in ognuno degli altri, le giornate sì e quelle no. Le giornate felici e quelle meno. Le preoccupazioni e i successi. Conosciamo tanti particolari di mogli, mariti, suocere e figli che, seppure mai visti, ci sembrano di casa. Un po’ come tanti personaggi di una soap opera. Quando ci capita di incontrarci fuori contesto e di doverci presentare a qualcuno, ci affrettiamo ad etichettarci come colleghi. Una categoria, quella dei colleghi, più degna di nota di quella dei semplici conoscenti ma meno pregiata di quella degli amici. E tra le affermazioni più ricorrenti, che sento da quando lavoro, ci sono quelle che non si può trovare l’amicizia in ufficio e che in questo ambito, è sempre buona norma, per evitare situazioni difficili, mantenere dei rapporti rigorosamente ed unicamente professionali.
Io non ci sono mai riuscita. In più o meno tutti i gruppi in cui ho lavorato l’atmosfera che si è creata è stata quella del cameratismo scolastico. E mi piace questo paragone perché, a pensarci bene, anche i compagni di scuola non erano tutti amici ma ci hai condiviso tante ore di tante giornate. E ci sei stato legato a prescindere dalla comunanza di intenti o di pensieri. Facevano parte della tua comunità. Ne conoscevi particolari della vita che potevi addirittura ignorare riguardo a persone a te tanto più vicine.
Quanto al presente, sono molto affezionata ai colleghi con cui lo divido. Perché, tra scazzi su soluzioni da trovare e chiacchierate alla macchinetta del caffè, lavori da portare avanti e gare di cucina con cui rompere fame e routine, questi ultimi anni, per me meno facili di altri, sono stati sicuramente più leggeri. Se penso al mio oggi, penso a quel buongiorno in ingresso non convenzionale che si ripete lungo tutto il corridoio finché non arrivo nella mia stanza. Penso a quello scrutarci, l’uno con l’altro, per captare i reciproci umori e cercare di prevedere il colore della giornata. Penso a quel guardarci sempre negli occhi e capirci spesso senza parlare. A quell’esplodere in risate che altri non potrebbero mai comprendere. A quel diamo un senso allo stipendio, come grido di battaglia(!), che ci ricorda quale sia il nostro primo e più alto obiettivo quotidiano. Senza fronzoli. Secco. Umile e grande.
Probabilmente è vero che l’amicizia è altra cosa ma appartenere ad una comunità accogliente, affettuosa e solidale è da ritenersi, senza se è senza ma, un grande privilegio. Ed io ne sono assolutamente consapevole.
Buongiorno accogliente, affettuoso e solidale e anche ottimo week end!
Buon compleanno ‘importante’ ad un mio caro compagno di scuola (anche se non di classe), poi di Università, per un periodo anche datore di lavoro e collega ma soprattutto grande amico. Di quelli che cammini per anni a fianco. Poi ti perdi. Poi ti ritrovi e capisci che non ti eri mai perso. Auguri Ale!
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