Il buongiorno del 25 ottobre

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‘i·na·de·gua·téz·za’ – s.f.
Manifesta insufficienza di fronte a determinati compiti o funzioni.

Inadeguatezza. Un termine che ci sovviene molto spesso per descrivere quello che ci gira intorno ma che alla fine riguarda più la minoranza che l’addita che il resto del mondo.
Mi viene in mente, a supporto, la storiella del tipo in autostrada che ascolta alla radio la notizia di un automobilista che ha imboccato in senso contrario l’autostrada e che esclama ‘Uno? Guarda quanti so’…..!?!.

Possiamo credo condividere che, se ci troviamo in Italia, senza la certificazione sulle effettive indicazioni presenti in loco, il fatto che la maggior parte si trovi a percorrere un verso e solo uno l’altro, non dica nulla riguardo a chi si trovi nella direzione corretta.

Al contrario, si può affermare che dica molto sul concetto di inadeguatezza. Perché se anche quell’uno avesse ragione, si sta deliberatamente sottraendo ad una consuetudine che quella comunità si è data. E così facendo, non solo mette a rischio se stesso, ma anche tutti gli altri. E questo lo mostra come evidentemente inadeguato rispetto alle aspettative del gruppo. E la correttezza del comportamento, eventualmente rivendicata, diventa un elemento del tutto secondario.

Perché l’inadeguatezza prescinde dalle capacità e dalle competenze. O dall’essere nel giusto. Anzi, in alcuni casi, questi elementi potrebbero addirittura costituire un ostacolo. Perché l’adeguatezza o meno si misura nell’altrui soddisfazione. Che non ha nulla a che vedere con l’oggettività dell’essere o del fare.

E quando le comunità non sono sane, quella soddisfazione potrebbe avere risvolti inquietanti. Quello che la comunità si aspetta potrebbe non essere in linea con valori e principi dell’individuo o, più grave, che quella stessa comunità si è data ma non applica. Ma se questo si sottrae, l’inadeguato è comunque è sempre lui. È lui il diverso da estromettere. È lui il matto che non sa guidare.

Se per caso ti riconosci in quel matto, le strade sono tre: A) accosti e aspetti il momento giusto per fare inversione ad ‘U’ ed adeguarti al flusso; B) continui sull’autostrada sperando di farcela ad evitare tutti quelli che arrivano in senso contrario; C) esci prima possibile e prosegui su una più tranquilla provinciale.

Per quanto mi riguarda ho molto amato la B ma ho dovuto abbandonarla per sopravvenuti limiti di età, dirottando sulla C. Ma non senza aver prima segnalato alla polizia stradale che deve essere saltato un cartello (!). Chissà che prima o poi qualcuno non decida di ripristinarlo.

Buongiorno a tutti quei matti che continuano (allegramente) a pensare, checché ne dicano i media, che siano gli altri ad essere contro mano!

11 comments

  1. Eh, sono anche io per l’ipotesi “provinciale”.
    Inutile rischiare troppo, non ne vale la pena. Basso profilo, “spallucce” e uno “sti cazzi” grande come una casa altrimenti qui si rischia seriamente di non sopravvivere.
    Buona giornata!

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  2. Io continuo dritta dritta sull’autostrada,lo so lo so è una follia! ma guardando nello specchietto retrovisore mi sono accorta, con grande sorpresa in questi ultimi anni, di non essere da sola contromano;)
    Cmq la provinciale la tengo sempre presente…perchè mi porterà alla meta in ogni caso.
    Bellissimo post amica mia, mi hai fatto sorridere e riflettere,e finchè ce la faccio …dritta dritta in autostrada:)

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    1. Il problema è che gli altri li vedi quasi sempre nello specchietto retrovisore… Qualche volta sarebbe bello avere qualche apripista… No?!? Ma chi ci prova ha comunque tutto il mio rispetto e soprattutto il mio tifo accanito. Soprattutto se sei tu 😘Buona fortuna amica mia! 😃

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  3. Bellissimo. Filosofia moderna di altissimo livello. Mi permetto due osservazioni.
    1. non mi risulta proprio tu abbia abbandonato la B); piuttosto hai imparato ad imboccare talvolta per saggezza -ma solo temporaneamente una provinciale per evitare di essere travolta ma poi al primo svincolo riprendi la tua marcia controcorrente 2. da inguaribile ottimista aspetto che si verifichi l’opzione D) dove tanti un po’ alla volta faranno inversione per seguire “quel matto” leader sano. buon we mattacchiona

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    1. Grazie delle riflessioni che mi regali e che danno a quello che scrivo un valore vero che è quello di sollecitare un bel confronto. Forse hai ragione tu o meglio forse mi piacerebbe fosse così… La B rimane il mio grande amore. Anche se non c’è dubbio che la D sia sicuramente la migliore. Chissà che non ci capiterà di assistere insieme allo spettacolo. Sarebbe fantastico! Anche per toglierci un po’ di sabbia dalle scarpe… Noi di sassolini non ne abbiamo. Almeno questo! Buon we anche a te amica mia!

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