‘i·na·de·gua·téz·za’ – s.f.
Manifesta insufficienza di fronte a determinati compiti o funzioni.
Inadeguatezza. Un termine che ci sovviene molto spesso per descrivere quello che ci gira intorno ma che alla fine riguarda più la minoranza che l’addita che il resto del mondo.
Mi viene in mente, a supporto, la storiella del tipo in autostrada che ascolta alla radio la notizia di un automobilista che ha imboccato in senso contrario l’autostrada e che esclama ‘Uno? Guarda quanti so’…..!?!.
Possiamo credo condividere che, se ci troviamo in Italia, senza la certificazione sulle effettive indicazioni presenti in loco, il fatto che la maggior parte si trovi a percorrere un verso e solo uno l’altro, non dica nulla riguardo a chi si trovi nella direzione corretta.
Al contrario, si può affermare che dica molto sul concetto di inadeguatezza. Perché se anche quell’uno avesse ragione, si sta deliberatamente sottraendo ad una consuetudine che quella comunità si è data. E così facendo, non solo mette a rischio se stesso, ma anche tutti gli altri. E questo lo mostra come evidentemente inadeguato rispetto alle aspettative del gruppo. E la correttezza del comportamento, eventualmente rivendicata, diventa un elemento del tutto secondario.
Perché l’inadeguatezza prescinde dalle capacità e dalle competenze. O dall’essere nel giusto. Anzi, in alcuni casi, questi elementi potrebbero addirittura costituire un ostacolo. Perché l’adeguatezza o meno si misura nell’altrui soddisfazione. Che non ha nulla a che vedere con l’oggettività dell’essere o del fare.
E quando le comunità non sono sane, quella soddisfazione potrebbe avere risvolti inquietanti. Quello che la comunità si aspetta potrebbe non essere in linea con valori e principi dell’individuo o, più grave, che quella stessa comunità si è data ma non applica. Ma se questo si sottrae, l’inadeguato è comunque è sempre lui. È lui il diverso da estromettere. È lui il matto che non sa guidare.
Se per caso ti riconosci in quel matto, le strade sono tre: A) accosti e aspetti il momento giusto per fare inversione ad ‘U’ ed adeguarti al flusso; B) continui sull’autostrada sperando di farcela ad evitare tutti quelli che arrivano in senso contrario; C) esci prima possibile e prosegui su una più tranquilla provinciale.
Per quanto mi riguarda ho molto amato la B ma ho dovuto abbandonarla per sopravvenuti limiti di età, dirottando sulla C. Ma non senza aver prima segnalato alla polizia stradale che deve essere saltato un cartello (!). Chissà che prima o poi qualcuno non decida di ripristinarlo.
Buongiorno a tutti quei matti che continuano (allegramente) a pensare, checché ne dicano i media, che siano gli altri ad essere contro mano!
Scrivi una risposta a paroledimaru Cancella risposta