In questi giorni mi sono fermata spesso a ragionare sul concetto di fiducia. E sono arrivata alla conclusione che la fiducia sia ciò che davvero discrimina i rapporti importanti da quelli che non lo sono. Avere fiducia significa credere che l’altro tenga a noi. Non faccia mai, volontariamente, qualcosa che possa nuocerci. Ci abbia a cuore. E che questo non possa essere messo di continuo in discussione. Dare fiducia è un atto di coraggio che bisogna portare fino in fondo. Credere che qualcuno ci ami è lasciare la porta aperta e consentire all’altro di entrare. Sapere che c’è il rischio che ci possa far male ma credere che non lo farà. Ovvio che di tanto in tanto, questo vada verificato con i fatti. Ma di tanto in tanto. In una visione complessiva. Non ogni minuto, dando significati epocali ad episodi singoli e decontestualizzati. Ci sono quelli che per paura di essere feriti o ancor di più di essere fregati, perché per alcuni l’amor proprio è più importante dell’amore, stanno sempre lì con il fucile puntato. A non vivere e a non far vivere con serenità lo svolgersi di un rapporto. Ad aspettarsi ritorni continui che metterebbero a dura prova anche l’amore materno. E per me non ci può essere fiducia senza libertà. Propria e altrui. È una base su cui costruire il resto. Quella che ti consente, di fronte a qualsiasi cosa accada, di sapere che c’è sempre un’alternativa rispetto alla decodifica più ovvia.
Un tempo mi tenevo lontana solo da chi non mi ispirava fiducia. Oggi mi tengo lontana, soprattutto, da chi quella fiducia non ce l’ha in me. È cambiata la mia prospettiva. Perché ho capito che il disprezzo più profondo verso l’altro non sia tradirlo ma pensarlo traditore. Metterlo continuamente alla prova. È mettersi talmente al centro da pensare di poter pretendere senza mettere sul piatto nulla. Da barattare le vere prove di bene per due lire di nulla. E la vita è troppo breve per perdere tempo dietro al nulla. Figuriamoci a due lire di esso.
Buongiorno al tutto. Che il nulla non ci piace.
Che ne dici?