Tra un mese sarà Natale. Ma soprattutto fra poco più di un mese sarà Capodanno. E quindi? E quindi potrò finalmente archiviare un anno importante, produttivo, imprescindibile ma davvero faticosissimo. Per anni, ogni anno di questo periodo, sono andata cercando oroscopi che avallassero la speranza che l’anno che stava per arrivare sarebbe stato quello del mio segno zodiacale. L’anno dell’Ariete. E a dire la verità uno almeno che affermasse l’auspicata catarsi l’ho sempre trovato. Con grande soddisfazione mia e di tutti gli amici con cui condivido la clusterizzazione astrale a cui strombazzavo la fantastica notizia. Perché all’oroscopo non ci crede quasi mai nessuno ma se porta belle notizie si può sempre fare un’eccezione.
Ad essere sinceri, però, non ricordo neanche un anno da incorniciare nella mia vita. Ce ne sono stati alcuni che hanno contenuto pezzi importanti e preziosi ma sinceramente anni puntuali che ricordo con nostalgia non mi appartengono. La nostalgia c’è per alcuni periodi più brevi e più lunghi di un anno. Per degli eventi ricorrenti. Per delle tappe raggiunte. Per la magia di un istante. Ma l’anno top in cui tutto è filato liscio, e anche di più, non ce l’ho. Neanche quello in cui è nato Marco in cui ho passato 4 mesi, di cui 2 a letto, con la paura di perderlo e che è stato anche, a titolo di cronaca, quello delle Torri Gemelle.
Forse, non so, non esistono gli anni d’oro in cui tutto è andato alla grande ma quelli in cui succede qualcosa veramente degno di menzione che ti fa scordare il resto. Che fa prendere una strada alla nostra vita. In ordine sparso penso all’anno del diploma o della laurea. A quello del matrimonio ma anche a quello della separazione. Della nascita del figlio. Del primo lavoro e del secondo. A quello dell’incontro con persone speciali che sono tuttora nella mia vita. Poi esistono i periodi belli che nel tempo diventano sempre più belli. Il liceo, il periodo in cui ho frequentato l’articolato gruppo della Parrocchia, l’Università, il primo periodo in Azienda, Firenze. Poi ci sono quelli ricorrenti. Come lo erano le vacanze in Calabria e quelle da mia nonna in Umbria. Ma anche i Natali chiassosi della mia infanzia con un numero di parenti infinito ma anche quelli più recenti del mio matrimonio che a cancellarli sarebbe un vero peccato. Poi ci sono gli istanti. Tantissimi. L’ultimo, non più lontano di un anno, che mi ha fatto capire che il mio cuore riesce a battere ancora. Che non si è fermato e che può ancora volare.
Tappe, periodi lunghi e corti. Finiti, ricorrenti, ricorrenti finiti. Eventi. Istanti. Mai un anno intero. E a vederla così ogni giorno potrebbe essere Capodanno. Il ricominciare un tempo, da un qualsiasi punto, con la speranza che sia migliore di quello appena passato.
Ovviamente anche quest’anno cercherò un oroscopo favorevole. Perché seppure un anno del cuore non me lo ricordo, non mi posso certo lamentare della vita che ho avuto finora. E non posso escludere che anche questo rituale sia d’aiuto a caricare di energie positive il futuro. Non si butta via nulla.
Buona giornata a tutti soprattutto ai folli che non smettono di sognare.
Il disegno di Roberto oggi è malinconico e bellissimo come solo lui può.
Che ne dici?